Amore 14
Carolina passa le giornate tentando di incontrare di nuovo Massi, il ragazzo che un giorno all’improvviso l’ha conquistata. La ricerca dell’amato dura un intero anno scolastico, tra feste con le sue migliori amiche, discorsi sul sesso e sull’amore, i primi baci, filmati girati in classe con il videofonino ai danni dei professori e soprattutto tanto shopping! È solo questo e niente più la trama di Amore 14, il nuovo film di Federico Moccia, tratto a sua volta dal suo romanzo omonimo. Come suggerisce il titolo, ci troviamo nel mondo dei ragazzini fra i 13 e 14 anni, ma la storia è tutt’altro che un’analisi delle problematiche, i sogni e il vivere quotidiano tipico dell’adolescenza: il vero leitmotiv del film è l’esaltazione del consumismo come unica ragione di vita. Il film sembra infatti un eterno spot pubblicitario (grazie ad accurati effetti visivi e alla presenza ingombrante di product placement) e i protagonisti vivono tranquillamente immersi in un mondo costituito da piscine, abiti firmati, gite a cavallo, automobili elettriche, videofonini ultimo modello e carte di credito come fossero merendine.
Il regista sceglie così non di raccontare la vita di personaggi reali, ma di servirsi di pretesti e luoghi comuni per vendere un mondo artefatto, dove sembra che i protagonisti si muovano come privi di vita propria, burattini nelle mani della pubblicità e dei suoi messaggi effimeri, animati unicamente dal desiderio di vivere la loro prima esperienza sessuale. Non che l’idea di raccontare i teenager sia banale, anzi! Ma Moccia esagera in una semplificazione superficiale di un’età così complessa, raccontando delle situazioni davvero inverosimili, e a volte al limite del ridicolo.
Rimane dunque una profonda amarezza nel vedere un prodotto, distribuito da Medusa in ben 450 copie e costato addirittura quattro milioni e mezzo di euro, per non raccontare niente se non una visione surreale, stereotipata, e a mio parere, offensiva dei giovani d’oggi.
Regia di Federico Moccia; con Veronica Olivier, Beatrice Flamini, Flavia Roberto, Raniero Monaco Di Lapio, Giuseppe Maggio.
Valutazione della Commissione nazionale film: futile, velleitario.