Amor loci

Lo sapevate che con le terre agricole che tra il 1990 e il 2010 sono state utilizzate per costruire abitazioni e capannoni si è persa la capacità di dare cibo a 9,6 milioni di italiani? Questo accade perché «chi distrugge suolo fertile e lo ricopre di cemento compie un danno irreversibile per millenni». Ce ne parlano Elena Granata e Paolo Pileri nel libro edito dalla Libreria Cortina
edilizia

Chi conosce la convenzione di Aarhus (1998) per il diritto all’informazione ambientale? E chi sa che la finanziaria 2005 di Berlusconi, poi confermata da Prodi, ha aperto le porte alle spinte predatorie per il saccheggio del territorio «liberando gli oneri di urbanizzazione dai vincoli di spesa a cui erano stati legati per 37 anni»? 

In pratica ai comuni conviene rilasciare permessi di edificazione pur di incassare soldi freschi da usare per la spesa corrente: il suolo diventa merce di scambio e i capannoni prendono il posto delle migliori terre agricole. Con le superfici dissipate tra il 1990 e il 2010 si è persa la capacità di dare cibo a 9,6 milioni di italiani! E attenzione: «chi distrugge suolo fertile e lo ricopre di cemento compie un danno irreversibile per millenni».

 

Un libro appassionato contro l’assuefazione al degrado, un manifesto per la conservazione degli spazi aperti e del suolo agricolo, che non indulge alla cultura del piagnisteo e si smarca anche dall’ambientalismo «consuetudinario», che sa dire solo no.

 

Un libro pieno di proposte realizzabili: se le autonomie locali, radicate nella logica ristretta dei confini, si sono rivelate troppo fragili e permeabili agli interessi, è inutile continuare ad aumentare la solitudine degli amministratori in un “sistema per isole”, incapace di cooperazione orizzontale. Bisogna togliere ai comuni la potestà esclusiva nell’uso del suolo, accorpare i piccoli comuni (che controllano il patrimonio montano da cui si originano i grandi dissesti idrogeologici), e depoliticizzare le decisioni sull’uso del suolo.

 

Tra il privato e lo Stato, infatti, c’è un terzo soggetto: la collettività intimamente legata ai beni comuni. E il paesaggio è la terra di mezzo tra la sfera dell’individuo e quella collettiva. Ma occorre una cultura civile nuova, e libri capaci di cambiare il modo di pensare dei lettori. Amor loci è uno di questi.

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