Amministrative, tra conferme e sorprese

Scricchiola il brand delle europee: il PD vince ma non stravince.  Cambio di casacche: il centro-sinistra strappa dieci Comuni al centrodestra, che, a sua volta, gli subentra in altri cinque. Tre Comuni ai 5Stelle e uno alla Lega. Choc a Livorno, dopo 68 anni di amministrazione di sinistra. Partecipazione in caduta libera
Filippo Nogarin

Le amministrative, lo si sa, sono assai diverse da tutte le altre competizioni elettorali. Per la prossimità con i problemi del proprio territorio, e la conoscenza diretta dei candidati (storie personali e radicamento sociale), gli elettori scelgono di affidare le sorti della gestione della propria città a quanti ritengono possiedano le maggiori doti di affidabilità. E questo criterio di scelta, può risultare premiante in taluni casi (laddove si ritenga che la città sia stata bene amministrata) e penalizzante in altri (dove, al contrario, la voglia di cambiamento spinge l’elettorato a scegliere alternative, «perfino quando queste si presentino – come scrive Massimo Franco sul Corriere – con alleanze ambigue e irrituali»).

Si votava in 4.106 comuni italiani, con circa cinque milioni di chiamati al voto. Se nel centrodestra fanno male in particolare le sconfitte di Bergamo, Pavia, Cremona, Pescara e Caltanissetta (dove ha prevalso il centrosinistra), nel PD bruciano soprattutto quelle di Livorno e Civitavecchia (andate ai 5Stelle), di Padova (conquistata dalla Lega), di Urbino, Foggia, Teramo e Perugia (assegnate a Forza Italia), di Potenza (vinta da Fratelli d’Italia e Popolari per l’Italia).

Il Movimento di Grillo conquista anche il comune di Bagheria in Sicilia, con un sindaco 29enne. Nella terra dei fuochi, a Casal di Principe, vittoria della formazione anti-casalesi: un bel segnale.

Afferma Pietro Tidei (il candidato del PD, sindaco uscente a Civitavecchia):  «Renzi, per quanto tiri forte, non si può sostituire ai territori». Gli fa eco Massimo Cacciari su Repubblica: «Il leader non basta, per governare ci vuole il radicamento e gli scandali pesano sull'affluenza».

E dalla sua missione ad Hanoi, il premier rimbalza: «i risultati dei ballottaggi segnano la fine delle posizioni di rendita elettorale. La vittoria per il PD c’è stata, ma non si può ignorare che il bisogno di cambiamento valga per tutti». Il riferimento non può che essere indirizzato all’anima dell’ex DS incarnata da alcuni degli sconfitti di maggiore caratura, come Ruggeri a Livorno e Boccali a Perugia. La vittoria alle europee non è stata una garanzia di successo assoluto.

Una postilla. Sempre meno gente va alle urne. Ai ballottaggi una ulteriore defezione del 20 per cento rispetto al primo turno. Siamo tra coloro che credono ancora nel valore della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, nonostante tutto. Ma il peso della corruzione, con le recenti vicende dell’Expo milanese e del Mose veneziano, non gioca certo a favore del riavvicinamento dei cittadini alla politica.

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