Amicizia fra religioni
Chi sono stati i protagonisti di questa svolta nel dialogo fra le fedi? Senza dubbio alcuni profeti: Giovanni Paolo II su tutti. Ma non solo. Altri hanno fatto la strada per rendere possibile quel giorno.
Basta ricordare un nome su tutti, Raimon Pannikkar per esempio, ma anche istituzioni che sono nate allo scopo di rendere possibile l’incontro fra gruppi di credenti, di risolvere e prevenire conflitti sulla base della religione. Anche qui, un nome: Religions for Peace.
Mi pare, tuttavia, che si stia sempre più delineando un fenomeno di portata storica di cui, accanto ad altro, è importante tener conto: l’apparire, nei decenni centrali e finali del secolo scorso, di filoni di spiritualità che hanno dato vita a processi di rinnovamento interno alle varie religioni e al contempo sono diventati veicoli di dialogo fra fedeli di credo diversi.
In campo cattolico la Comunità di Sant’Egidio, che ha perpetuato l’impegno di Assisi 1986 con gli incontri annuali dei leaders religiosi in varie parti del mondo, soprattutto dell’Europa, e il Movimento dei Focolari hanno, nel corso degli ultimi decenni, offerto un contributo alla causa del dialogo. Grazie a loro la Chiesa cattolica ha stabilito rapporti estesi e profondi di amicizia con persone di diverse fedi.
Chiara Lubich ha avuto un ruolo profetico, che l’ha vista rivolgersi a buddhisti mahayana del Giappone, a monaci e monache theravada della Thailandia, ad afro-americani musulmani nella moschea di Harlem, a centinaia di hindù nel sud India e a Mumbai, nonché alla comunità ebraica di Buenos Aires. Lei stessa sintetizzando l’impegno di questo movimento ecclesiale proprio nel campo del rapporto con persone di altre fedi, non ha mai nascosto la sua sorpresa, quasi a indicare come il dialogo offerto da questa esperienza non sia tanto un progetto, quanto una profezia.
Il segreto del successo dell’esperienza della Lubich nel cammino del dialogo è da individuarsi nella capacità di raccogliere in unità persone così diverse, grazie alla vita di «uno spirito evangelico, attuale e moderno che non è monopolio del nostro Movimento perché, frutto di un carisma, è un dono destinato di sua natura a tutti coloro che nel mondo lo vogliono accogliere».
Non si possono ignorare altri fenomeni di rinnovamento all’interno delle diverse religioni, con i membri dei quali è stato possibile gettare ponti di dialogo grazie all’amicizia che si è stabilita.
Ne nomino solo alcuni. Il Movimento giapponese della Risshō Kōsei-kai, in ambito dibuddhismo mahayana, quella che si chiamava la Muslim Society of America in seno all’Islam afro-americano. In seno all’induismo, uno dei filoni con cui il dialogo si è sviluppato in modo sorprendente, è quello gandhiano, che costituisce un fenomeno, non solo socio-politico che ha portato all’indipendenza dell’India, ma anche una rilettura dell’induismo stesso. Anche il Swayadhya Movement è aperto, sia pure con modalità diverse, all’incontro con persone di fedi e credo diversi.
Ma ancora in seno all’Islam, in un paese come la Turchia, che ha fatto della laicità il suo credo ed il suo sistema, il Movimento di Fetullal Gülen sta portando una nuova dimensione per la formazione all’educazione e alla pace, e con nomi e modalità diverse si sta diffondendo in molte parti del mondo.
(dal blog di Roberto Catalano)