Amici vs Sanremo: inizia la battaglia

Reality o kermesse canore? I due programmi sono espressioni di una musica che stenta a trovare novità e talenti che durino più di una stagione
Sanremo conferenza stampa di presentazione
Ci siamo. Come ogni anno lo scontro tra le due massime espressioni del canzonettismo televisivo sta per iniziare. Da una parte un reality che sembra una fiction, dall’altra una fiction che sembra un reality. E ognuno scelga liberamente chi sia cosa, giacché mi pare che le definizioni s’attaglino ad entrambi i contendenti. Tanto più che il trend è ormai quello di un travaso continuo da una parte all’altra: con Amici (e il suo alter-ego Rai X Factor) a lanciare, e Sanremo a confermare o rilanciare.

 

Quest’anno tra i “big” della kermesse dell’Ariston ci sono sia la vincitrice di X Factor Nathalie, che Emma, che ha trionfato nell’ultima edizione del programma della De Filippi. Amici  dimostra che oggi il successo è spesso un punto di partenza e non il culmine di una carriera; il Festival continuerà ad essere più una transenna che un trampolino per chi il successo vero lo deve coniugare al passato. Di certo i rispettivi copioni saranno quelli di sempre. Da una parte le beghe da assemblea condominiale (trivialità comprese), dall’altra le ovvietà da salotto -o da bar- nazional-popolare.

 

Amici, quest’anno alla decima edizione, ha scippato papaveri, lustrini e polemiche a Sanremo. Gara di corpi, di facciotte, e di caratteri, molto più che di ugole. Il futuro ci dirà se dal mazzo uscirà qualche talento in grado di costruirsi una carriera capace di resistere più di un paio di stagioni, ma almeno da quanto mostrato dall’incipit sarà difficile scovare qualcuno/a che al talento e alla personalità sappia accoppiare anche originalità d’espressione, poiché la formula è costruita per produrre audience, molto più che per far maturare attitudini, e dunque è difficile aspirare a questo Circo senza appiattirsi su cliché arcinoti o scimmiottare questo o quella. 

 

Dal canto suo, Sanremo sta oliando i meccanismi per l’appuntamento del prossimo mese, col sempreverde Morandi a guidare la danze. Un’occhiata al cast basta a capire che ancora una volta il Festival più chiacchierato degli italiani rispecchia la realtà circostante, e per molti versi, anche i grovigli della nostra politica: una destra agguerrita e più tradizionalista che mai (vedi Tatangelo, Al Bano, e la Oxa); un centro sparuto ed indeciso (tra canzone d’autore e pop, come ben dimostra l’unione siciliana Madonia-Battiato, per non dire di Max Pezzali e Giusy Ferreri); e una sinistra aggrappata più al proprio passato che al futuro (vedi Vecchioni, Patty Pravo, Tricarico o i La Cruz); c’è perfino una strizzata d’occhio al localismo leghista, ben rappresentata da quel lumbard doc che è il bravo cantautore dialettale Davide Van De Sfroos.

Sarà, come sempre, quel che avrà da essere. E passeranno entrambi, come i loro predecessori: nell’attesa che accada davvero qualcosa.

 
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