Amici per il bene della Chiesa

Si è conclusa la visita a Milano del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. L'accoglienza del cardinale Scola, le tappe salienti dell'incontro, le parole, i gesti
Bartolomeo I

La chiesa di Milano ha vissuto due giorni intensi sul piano ecumenico. La presenza in città di Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli, è stata molto stimolante per i credenti che hanno seguito con grande interesse e partecipazione i tre momenti salienti della visita e delle celebrazioni.

La preghiera ortodossa nella chiesa di Santa Maria Podone, che ha visto insieme il patriarca e il cardinale Angelo Scola, ha segnato la prima tappa del programma per le celebrazioni dell’Anno Costantiniano. La preghiera animata da un coro greco e da uno ambrosiano è stato l’evento principale, celebrato in questa chiesa milanese di antica storia, risalente ai Borromeo. Forte è stato il segno della fraternità tra le Chiese cristiane, ritrovatesi insieme, unite nel canto di gloria a Cristo Signore e benedette dal patriarca, che ha detto: «Abbiamo bisogno di amicizia per il bene della Chiesa e dobbiamo aiutarci in diaconia».

Poi nel pomeriggio, a Palazzo Reale, ancora Bartolomeo e Scola, per la Lectio, moderata dal pastore battista Martin Ibarra. Tema il versetto del Vangelo di Giovanni “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. A questo appuntamento hanno portato il loro saluto anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, monsignor Brian Farrell.

«Oggi la libertà è ridotta a uno dei beni più “maltrattati” nell’umanità, soggetta continuamente all’arbitrio e alle ideologie umane – ha esordito Bartolomeo I -. L’uomo si può dire davvero libero solo «quando raggiunge la santificazione e la purificazione totale della sua esistenza. È libero quando nega se stesso a favore dell’altro, quando sacrifica la sua esistenza, le sue aspettative, i suoi “interessi” a favore del suo fratello, del suo amico, del suo prossimo e di Dio».

Per il cardinale Scola «promuovere la libertà religiosa a beneficio delle nostre società e promuoverla insieme con i fratelli d’Oriente è un dovere che la Chiesa di Milano non intende disertare». L’arcivescovo è poi tornato a ribadire quale sarà il prossimo impegno della Diocesi: «Le parrocchie, le associazioni, i movimenti sono consapevoli che per i cristiani non ci sono bastioni da difendere, ma vie da percorrere per documentare che Cristo è l’Evangelo dell’umano».

Ieri mattina, altro toccante e significativo momento presso la basilica di Sant’Ambrogio, dove il patriarca e l’arcivescovo hanno celebrato una preghiera comune, nel luogo in cui si venerano le reliquie dei santi della Chiesa indivisa. Prima dell'inizio della liturgia monsignor Erminio De Scalzi, abate di Sant'Ambrogio, ha rivolto questo saluto: «Oggi in questa Basilica accade qualcosa di memorabile: il successore di Andrea e il successore di Ambrogio pregano insieme l’unico Signore. Con questo gesto, nel terreno buono delle nostre Chiese si mette un seme di riconciliazione e di speranza».

Sono seguiti due canti, eseguiti dal Coro bizantino del Conservatorio di Acharnes e dalla Cappella musicale del Duomo di Milano: il salmo e il canone pasquale ortodosso si sono intrecciati in un’unica preghiera, a cui è seguita la lettura degli Atti degli Apostoli e la proclamazione della Parola, con un brano del Vangelo di Giovanni.  Poi il patriarca e l’arcivescovo hanno commentato il Vangelo appena letto. Batolomeo I ha sottolineato la sfida che chiama in tutte le epoche della storia coloro che non hanno paura della verità. « Proviamo oggi – ha detto –  tutti una grande gioia incontrandoci in questa Basilica dove sono custodite le venerate reliquie di Sant’Ambrogio, davanti alle quali avremo la benedizione di pregare». E ancora: «Non abbiamo paura di resistere alla corrente della globalizzazione distruttiva e agli attuali stili di vita materialistici: viviamo secondo i comandamenti del Santo Vangelo comportandoci con saggezza e in santificazione continua».

Le parole che Gesù rivolge a Dio dopo l’ultima cena, ha detto Scola, «racchiudono in estrema sintesi le verità essenziali della nostra fede: la Trinità e la Pasqua». L’unità è «il dono a cui partecipiamo in forza della nostra incorporazione sacramentale a Cristo. Un’unità a cui siamo quotidianamente conformati attraverso la partecipazione alla santa Eucaristia. Da qui scaturisce quell’amore ai fratelli, così ben descritto dal quinto inno bizantino preceduto dal Gloria: “Diciamo fratelli anche a quelli che ci odiano, perdoniamo tutto a causa della risurrezione”».

Scola ha manifestato la vicinanza di tutta la Chiesa ambrosiana a Bartolomeo, che nei giorni immediatamente precedenti la visita a Milano è scampato a un attentato mortale. Infine il cardinale ha auspicato che «ogni giorno siamo più consapevoli della ferita che implica la mancata unità tra i cristiani. Essa dice la nostra fragile accoglienza del dono della Trinità che ci precede. La nostra preghiera, pertanto, non può che essere supplica ardente perché lo Spirito porti a pienezza il disegno del Padre compiutosi in Cristo». Al termine della celebrazione il  patriarca e il cardinale sono scesi nella cripta per la venerazione delle spoglie di Sant’Ambrogio e dei Santi Gervaso e Protaso.  Poi in serata Bartolomeo I ha lasciato Milano.

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