Amare il nemico
Viviamo in un mondo di contrapposizioni costanti e caparbie. È uno dei paradossi più sconcertanti di questo tempo di globalizzazione che, di per sé, dovrebbe farci sentire più vicini e fraterni. Invece la mente si riempie di prevenzioni antiche e nuove, mentre il cuore diventa nero di rabbia e odio.
Serve, dunque, una reazione decisa e radicale per cambiare rotta. Dobbiamo ricorrere, come prima cosa, ad una “etica minima” imperniata su valori quali rispetto, decenza (anche sociale), dialogo, educazione, legalità. Ma ho l’impressione che non basti.
Occorre qualcuno che abbia il coraggio di considerare una “etica di massimi”, un surplus etico che si elevi sopra i valori di consenso e, proprio per questo, li sorregga in tempo di crisi. Qualcuno ha affermato che la piaga degli abusi sui minori nella Chiesa e nella società si debba alla mediocrità di tanti. Al contrario, se c’è un gruppo che tende a valori che si situano sopra la media, non solo si eviteranno i crimini ma potremmo aspettarci, almeno, che i valori minimi permangano.
Normalmente sono le religioni a proporre una “morale di massimi” che elevi l’assetto etico dell’umanità. Il cristianesimo, in questa linea, offre una vera perla: l’amore al nemico.
Per Origene, grande autore cristiano del III secolo, l’amore cristiano segue un ordine preciso: non posso amare una quarta persona se prima non amo la terza, la seconda e la prima. Ciò vuol dire che non si può parlare di “amore universale” se non si comincia dimostrando un amore sincero per il prossimo che ci passa accanto. La conseguenza sorprendente è che seguendo l’ordine dell’amore – afferma Origene – si arriva fino all’amore al nemico che, di riflesso, va amato come si deve amare ogni prossimo.
Per i Padri della Chiesa, la massima cristiana dell’amore al nemico va collocata nel contesto della tradizione religiosa dell’umanità, come compimento del circolo ampio dell’amore. Gesù di Nazaret ammoniva: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48). Il circolo dell’amore, dunque, giunge a compimento nella perfezione della carità che trova la sua fonte nel Padre che «fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5, 45).
Se noi cristiani non prendiamo sul serio questa etica evangelica di alto livello, non potremo dare il nostro contributo in questi tempi turbolenti nonché appassionanti.
Poco tempo fa, ho compiuto un lungo viaggio in Asia e Oceania. Non ho dubbi che i martiri coreani e giapponesi, la cui storia ho conosciuto più da vicino, siano stati dei testimoni eccelsi di questa etica evangelica che non solo ha fatto sì che la Chiesa cattolica esista ancora in quelle terre, ma ha vivificato di grandi valori quelle società.