Amare sé stessi per amare l’altro

La capacità di perdonare le proprie imperfezioni rende più semplice l’atto di riconoscere e comprendere anche le imperfezioni dell’altro. L'argomento è trattato più ampiamente nel volume “Noi due (istruzioni per una sana vita di coppia)”, appena uscito per Città Nuova

Paura e speranza sono due sentimenti base, che guidano il rapporto di coppia e ne determinano gli esiti. Il dubbio di non essere all’altezza dell’altro, quello di non meritarne l’amore, la paura di essere abbandonati, la diffidenza verso i legami affettivi, l’ansia di subire un tradimento, sono tutte angosce che condizionano negativamente la comunicazione tra due partner e, dunque, la relazione. Oggi, la maggior parte delle coppie che decidono di sposarsi, decidono anche di tenere i rispettivi conti bancari separati. Questo è un banale segno che, sin dall’inizio del rapporto, si vive una paura di fondo legata all’idea che le cose potranno andar male. Al contrario, la fiducia verso se stessi e verso l’altro lasciano spazio alla speranza che è alla base del desiderio di costruire un rapporto positivo in grado di far fronte ai problemi e alle incomprensioni che via via possono emergere.

Amare l’altro come se stessi è una condizione indispensabile per ricordare, anche, l’importanza di accettarsi nei limiti che sono propri di ciascuno. L’amore per sé non va però confuso con gli atteggiamenti narcisistici che escludono il riconoscimento dell’altro, e neanche con la tendenza all’egocentrismo. Dovrebbe assomigliare di più a una sana compassione verso le proprie mancanze e carenze. Perché la capacità di perdonare le proprie imperfezioni rende più semplice l’atto di riconoscere e comprendere anche le imperfezioni dell’altro. L’amore per sé, così inteso, potrà allora accompagnarsi con l’amore per l’altro.

Se la paura e il dubbio minacciano la serenità e il rapporto con l’altro, la speranza ne è invece la linfa. Speranza però non significa soltanto aspettativa di futuro, o ingenua tendenza all’ottimismo. Speranza è l’usignolo che canta mentre è ancora buio (come dice il poeta), e dunque l’espressione positiva di una motivazione e di un desiderio che sono già presenti nella mente e nel cuore dell’individuo.

L’amore, infatti, prima di essere qualcosa che si dà o si riceve nel rapporto con l’altro è una condizione interna di gioia, uno stato dell’anima che, solo secondariamente, viene condiviso, emanato ed esteso nella relazione con chi ci è vicino.

La neuropsicobiologia interpersonale ha da tempo dimostrato come gli individui, in stretta relazione fra loro e in assenza di paure, si influenzino reciprocamente attraverso la risonanza empatica delle emozioni e il rispecchiamento delle intenzioni e motivazioni. Amare significa dunque espandere e arricchire il proprio Io attraverso il coinvolgimento con l’altro, per crescere reciprocamente.

9788831123211-noi-due-720x0-c-defaultL’argomento è trattato più ampiamente nel volume “Noi due (istruzioni per una sana vita di coppia)”, appena uscito per Città Nuova

 

 

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