Amanti e segreti
Raiuno, lunedì ore 21. Ci sono volute tre puntate per capire il senso e la veridicità di quella promessa: una fiction che mette in luce valori cristiani. Così erano state presentate alla stampa le sei puntate di Amanti e segreti. Come la storia di una dark lady cocainomane, adultera, carrierista e doppiogiochista che scontando i suoi errori ritrova sé stessa e rilegge sotto una luce nuova il senso della vita e della sua maternità. Una femme fatale enigmatica incapace di amare, travolta dal troppo amore , pronta però a redimersi dopo la dura esperienza di espiazione del carcere. Dopo i primi due episodi, tra sangue e violenze in successione, il giallo si è infittito. Non solo quello della ricerca dell’assassino di Max Leonardi, motore di tutta la storia. Ma anche quello secondario del rinvenimento di quei valori dati per presenti e poi quasi persi per strada. Che fine avevano fatto? Uccisi come Monica Guerritore in Amanti e segreti. il marito della protagonista interpretata da Monica Guerritore? Bisognava pazientare, anche se quello che si è visto nelle prime due serate ha lasciato perplessi e può aver indotto qualcuno a lasciar perdere. Il meccanismo spettacolare si mette in moto con l’omicidio: come ogni giallo che si rispetti tutto ruota attorno alla scoperta del killer. Tutti gli indizi portano alla più corrotta della compagnia, la moglie Ambra, donna presa in prestito dai noir anni Cinquanta. Tutti l’accusano e, come un personaggio kafkiano, si ritrova in galera per l’unico reato che non ha commesso: aver ucciso il marito. La sua vita privata finisce in piazza, il mondo le è contro, qualunque cosa faccia, sbaglia. Da carnefice a vittima, la situazione alla fine però si capovolge. Con lo sviluppo delle indagini che portano a nuove piste veniamo indotti pian piano a guardare alla protagonista con occhi diversi: ci era sembrata soltanto altera e sregolata, in realtà abbiamo di fronte una donna in cerca di amore e di una possibilità per ricominciare. Percorrendo fino in fondo la parabola di Ambra, districandosi dall’inizio alla fine tra i suoi tanti amanti e segreti, si arriva alla morale della favola: a tutti è concessa una chance, anche dal letame nascono i fiori e, come nel passo evangelico, nessuno può sentirsi senza peccato e scagliare la prima pietra contro l’adultera. La conclusione riabilita in parte il film, ma non cancella le cadute di gusto di cui è lastricato il lungo percorso verso il finale. Il film risulta un centone di generi cinematografici a tinte forti: si ritrovano come in un puzzle elementi dell’horror-spiritualista alla Sesto senso (con la bimba testimone del delitto che rivive continuamente l’uccisione del padre), spezzoni presi in prestito dalle telenovele (con l’insistenza sugli amorazzi della protagonista e i volti delle soap come il pur bravo Maurizio Aiello), personaggi in stile La piovra (l’avvocatogangster Vittorio Lanci-Fabrizio Contri), brandelli del legal-thriller alla John Grisham. Pezzi che, accostati gli uni agli altri, producono nei primi due episodi una serie di shock visivi non sempre adatti al pubblico familiare della prima serata di Raiuno. Ottimo il cast, impreziosito dalle interpretazioni di attori abitualmente impegnati in teatro come Monica Guerritore, Orso Maria Guerrini, Iaia Forte, e giovani come Gabriele Bocciarelli.