Amanda, Raffaele e il giornalismo-fiction
In attesa della sentenza, ho partecipato a un dibattito sul giornalismo tra realtà e fiction, proprio a Perugia. (Con un'appendice alla fiction di Feltri).
Duecento testate giornalistiche accreditate per circa 500 giornalisti e operatori dei media: intasati alle porte del tribunale di Perugia, hanno divulgato al mondo intero la sentenza pronunciata per il caso dell’assassinio di Meredith Kercher: 27 anni per amanda Knox e 26 per Raffaele Sollecito. È stato un vero trionfo per le tre “esse” che fanno lievitare l’audience: sesso, sangue, soldi. Un caso da manuale del giornalismo: un fatto reale che è diventato fiction o una fiction mutata in realtà?
Poco prima della sentenza, all’Università di Perugia, ho partecipato a un dibattito – programmato da tempo, quindi la coincidenza è stata totalmente fortuita –, assieme ad Anna Mossuto, direttrice del massimo quotidiano regionale, il Corriere dell’Umbria. Tema: “Il giornalismo in lotta tra realtà e fiction”. La collega ha spiegato come il suo quotidiano «non abbia venduto una sola copia in più a causa del caso Meredith». Ma, «nonostante l’evidente fastidio provato dai perugini per un caso che ha evidenziato un reale malessere cittadino, abbiamo cercato comunque di darne conto con rigore ed onestà», senza ricorrere a modellini, senza pescare nel torbido, senza inventare teoremi impossibili da verificare. Insomma, «cercando di fare del buon giornalismo», semplicemente.
È apparso chiaro dal dibattito come questo “buon giornalismo” – purtroppo di questi tempi sempre più compresso in poche nicchie felici, come la stampa locale (Corriere dell’Umbria, ad esempio), o riviste della società civile (come Città Nuova) – non possa e non debba scomparire, trattando di tutto con sobrietà ma con pathos, con rispetto ma senza occultare la realtà.
Il pubblico è intervenuto reclamando a gran voce una maggior dose di “buone notizie”, per la stanchezza di dover subire una valanga quotidiana di fango, sesso e sangue, pessimismo e volgarità. Ma la direttrice e il sottoscritto hanno sottolineato come giornali e telegiornali fatti solo di cronaca bianca siano di difficile diffusione e non facilmente digeribili. I tentativi finora fatti lo confermano. Si tratta piuttosto di proporre riviste e giornali fatti bene, non tradendo le regole della professione e non mancando mai al rispetto più totale per la persona, ogni persona. È questo un orizzonte ancora possibile per la stampa.
Appendice minima. S’è anche accennato, a Perugia, al caso Feltri-Boffo. Una vera fiction, questa sì, per stessa ammissione del direttore de il Giornale, che il 4 dicembre mattina ha scritto sul suo giornale che, data una sbirciatina agli atti della vicenda di Terni, ha verificato la sua inconsistenza. Così, come se nulla fosse successo, come se un uomo non fosse stato vilipeso e abbia dovuto dimettersi. Come se le parole non fossero macigni ma piume! Un fatto che purtroppo sembra relegare ogni etica, ogni rispetto nel limbo dell’inutilità.