Alzheimer: radici e germogli

Mia mamma ultrasettantenne ha una forma degenerativa di Alzheimer. Come spiegare ai miei figli che non possono più contare sulla loro nonna? Chiara
Anziano

Mia mamma ultrasettantenne ha una forma degenerativa di Alzheimer. Come spiegare ai miei figli che non possono più contare sulla loro nonna? Chiara

Ultimamente la vita si è allungata, fin quasi ad offrire la falsa presunzione di poter vincere ogni malattia. Di fatto alcune infermità fisiche, per quanto difficili da accettare, sono ancora comprensibili; mentre nell’epoca dell’efficienza, dei bottoni e delle tecnologie avanzate, è particolarmente umiliante un genitore che non è più lucido, che non ti riconosce più, che non ricorda i nomi dei suoi nipoti. Un vero dramma familiare!

Eppure, siamo chiamati a onorare i nostri genitori, che hanno speso la vita per noi, anche quando la loro immagine si sgretola dinanzi ai nostri occhi. Attingendo alla sapienza del Vangelo, possiamo andare contro un’organizzazione sociale che guarda solo alla capacità funzionale dei suoi membri. «Anzi proprio le membra del corpo  che  sembrano più deboli sono le più necessarie e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto» (1 Cor 12, 22- 23). La nostra società dovrà ritrovare una coesione interna più forte per continuare ad avvolgere i nonni disabili di affetto e vicinanza, in un aiuto da famiglia a famiglia, abbattendo i muri di indifferenza che talvolta circondano le nostre case. Occorrerà, come ricorda papa Francesco, ritrovare la consapevolezza che «gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna» (AL 191). La cura delle proprie radici farà fiorire i germogli.

p.gentili@chiesacattolica.it

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