Alta e tranquilla partecipazione

Lunghe code ai seggi sin dalle prime ore del mattino, ma tutto procede regolarmente. Dal nostro corrispondente
egitto voto

Tutto come previsto, anzi di più: per le consultazioni elettorali in Egitto, iniziate regolarmente alle 8 di questa mattina nonostante i disordini degli ultimi giorni, è stato concesso un giorno aggiuntivo. Il Paese è infatti stato diviso in zone che votano a turno, a causa dell’insufficienza di magistrati che presiedono alle operazioni di voto: i risultati si sapranno così soltanto il 13 gennaio, dato che anche quelli delle singole circoscrizioni non verranno divulgati prima. Oggi hanno iniziato i primi nove governatorati, tra cui la capitale, dove si voterà fino a domani.

 

La partecipazione è alta, nonostante non si tratti di un giorno festivo e non per tutti sia facile ottenere un permesso dal lavoro per recarsi alle urne. Il nostro corrispondente ci riferisce di lunghe code sin dalle prime ore del mattino, e di tempi di attesa che arrivano anche alle tre ore: «La procedura di voto è molto complicata – spiega – e molti, recandosi alle urne per la prima volta, non sanno come fare». La lunga lista di candidati, inoltre, non facilita certo le cose: «Ce ne sono più di cinquemila e ciascuno con il suo simbolo, perché chi non sa leggere deve basarsi su quello. Aggiungiamo poi che c’è anche una lista di donne salafite, che per scelta non hanno esposto le proprie foto». Ad ogni modo, non si può dire di non sapere chi sia in corsa: le strade sono letteralmente tappezzate di manifesti.

 

Intanto piazza Tahrir non smobilita: «Si stanno dando il cambio – riferisce il nostro corrispondente – per mantenere un presidio permanente durante tutto il periodo elettorale. La gente vuole un governo civile, e la scelta di Sharaf, che è un ex ministro di Mubarak, è stata tutt’altro che ben accolta». Una cosa, però, i manifestanti l’hanno ottenuta: «Il nuovo primo ministro ha affermato di voler anticipare le presidenziali a giugno 2012. Ma temo si tratti solo di una strategia per calmare gli animi». Questo perché «la cosa davvero importante sarà la nuova Costituzione, dalla quale dipenderà il nuovo assetto dello Stato. E per quella non c’è una data certa».

 

Per ora, tuttavia, la priorità rimane quella di gestire al meglio il processo elettorale: «Qui è tutto tranquillo, ma nell’Alto Egitto la situazione è più a rischio. Lì molti candidati vengono dall’ex partito di Mubarak, ed hanno un forte potere perché si tratta di capivillaggio o persone comunque molto conosciute e influenti».

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