All’Ilva di Genova si protesta
Hanno trascorso questa notte in fabbrica gli operai dell’Ilva di Cornigliano nel ponente di Genova. L'assemblea, che era stata convocata ieri mattina da Fiom e Failms, dapprima ha deciso l'occupazione della fabbrica per alzata di mano, poi i lavoratori sono scesi in strada e hanno occupato la strada principale tagliando in due la città, impedendo con due grandi mezzi il transito in tutte le direzioni. Chi era in partenza e in arrivo dal vicino aeroporto ha dovuto transitare a piedi tra i manifestanti trascinandosi i bagagli. Copertoni e cassonetti sono stati rovesciati e bruciati. La manifestazione dei lavoratori di Fiom e Fialms, cui non hanno aderito Fim-Cisl e Uilm, proseguirà ad oltranza in difesa dell'Accordo di Programma. E stamattina, secondo giorno di protesta, i lavoratori sono tornati sulle proprie posizioni. C’è grande preoccupazione infatti tra gli operai delle acciaierie soprattutto per il ritardo con cui Roma ha deciso di ascoltare le parti. Il Collegio di Vigilanza sull'Accordo di programma è stato convocato solo per il pomeriggio del 4 febbraio e questo aumenta le preoccupazioni che fanno sentire forte la loro richiesta, e cioè che alla riunione sia presente il ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, o il suo collega al Lavoro, Giuliano Poletti.
«La nostra richiesta è semplice: vogliamo una trattativa vera con il Governo sul processo di vendita. A Genova il Governo sta mettendo in discussione l'accordo di programma, rifiuta di incontrarci, mette in discussione gli impianti, lo stabilimento, i lavoratori genovesi. È una presa in giro, e non ne vogliamo parlare solo con i tecnici, vogliamo un incontro politico. Con il Ministero, la Presidenza del Consiglio, il Governo, per mettere in chiaro che la vendita sarebbe un problema vero, e va rispettato l'accordo». Questa la posizione della Fiom genovese espressa dal segretario Manganaro che ha aggiunto: «Pensiamo che il governo abbia dato uno schiaffo alla città di Genova oltre che ai lavoratori dell'Ilva. Il governo vuole superare lo scoglio del 4 febbraio senza intimorire i privati con l'accordo di programma di Cornigliano. Il Governo senza dichiararlo sta strappando l'accordo di programma, per questo dobbiamo alzare la voce per difendere reddito, posti di lavoro e stabilimento». «L'iniziativa della Fiom di questa mattina all'Ilva di Cornigliano è legittima», ma è «inaccettabile che in assemblea non si consenta di esprimersi a chi ha idee diverse», fa sapere attraverso una nota il segretario generale della Fim-Cisl Bentivogli, e «dichiarare la fabbrica occupata quando metà dei lavoratori sono già entrati a lavorare nonostante le intimidazioni all'entrata» è «una prevaricazione inaccettabile. Tentare di occupare una fabbrica e dividere i lavoratori solo con lo scopo di conoscere se il Ministro parteciperà all'incontro è assurdo. Continuiamo a pensare che serva unità e pluralismo per lottare per il futuro dell'Ilva e che l'occupazione sia l'obiettivo principale. Ci auguriamo che la Fiom Nazionale condanni le prevaricazioni di questa mattina che non fanno onore a una grande organizzazione».
L'Accordo di programma per l'Ilva di Cornigliano, siglato nel 2005 in Regione Liguria, prevedeva che a fronte della chiusura dell'attività a caldo dello stabilimento venisse attuato un percorso di continuità occupazionale e del reddito. L'accordo, siglato da 5 ministeri oltre che da enti locali e Autorità portuale, era stato sottoscritto in un momento positivo per l'azienda con la finalità di una tutela ambientale per il territorio ed è stato lo strumento che ha permesso, in questi anni, di mantenere i livelli occupazionali per 1.650 lavoratori dello stabilimento genovese. A oggi sono circa 750 i lavoratori interessati dai contratti di solidarietà ma l'azienda, dopo che è stato bloccato un primo emendamento alla legge di stabilità che avrebbe dovuto stanziare i fondi per integrare il reddito dei lavoratori al 70%, circa 10 milioni in due anni, ha fatto sapere che non potrà mantenere questo impegno. Attualmente all'esame del Governo c'è un secondo emendamento, presentato dal parlamentare Pd Lorenzo Basso, che prevede un milione e 700 mila euro fino a settembre di quest'anno per integrare il reddito dei lavoratori con contratto di solidarietà dal 60% al 70%, contro i due anni inizialmente previsti, ma non prevede alcun finanziamento per i lavori socialmente utili né definisce alcun investimento nella banda stagnata che garantirebbe il futuro dello stabilimento di Cornigliano. «Nel prossimo incontro al ministero dello Sviluppo economico la Regione Liguria è pronta a dialogare con il Governo per trovare una soluzione duratura per lo stabilimento nel pieno rispetto dell’Accordo di Programma sottoscritto a suo tempo da tutti i rappresentanti delle istituzioni locali e dall’esecutivo – ha detto il presidente della Regione Liguria Toti -. La Regione è pronta a fare la propria parte come già ha dimostrato in precedenza».
La manifestazione segue le agitazioni dei giorni scorsi quando un corteo di operai aveva raggiunto il comune per incontrare il sindaco e successivamente la Prefettura dove era stata ricevuta dal rappresentante del Governo. È forte la preoccupazione che la trattativa possa finire male e la città di Genova possa trovare altri disoccupati che si aggiungono ai già troppi di questi anni.