Allergia alla famiglia?
Lo si era detto, gli effetti della crisi finanziaria ed economica si sarebbero fatti sentire a lungo e avrebbero riguardato prima le banche, poi le imprese, l’occupazione, i consumi e il risparmio. E infatti, arrivano puntuali in questi giorni i dati dell’Istat che evidenziano come il reddito a disposizione delle famiglie e delle micro-imprese italiane sia calato di 11 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2009. Stesso trend negativo anche per la propensione al risparmio che è scesa, per la prima volta negli ultimi anni, dal 15,2 per cento al 14,8 per cento, nello stesso arco di tempo.
Se è vero che le imprese producono ricchezza, è anche vero che questa viene redistribuita, risparmiata e consumata per la maggior parte dei casi in famiglia. La famiglia garantisce potere d’acquisto a chi non ha reddito, contribuisce al trasferimento della ricchezza alle future generazioni oltre che all’erogazione di ammortizzatori sociali naturali. Eppure, mentre le imprese sono state oggetto di soccorso e di grande attenzione, almeno nelle intenzioni, per la famiglia sono mancate quasi del tutto anche solo le intenzioni. Lo si vede anche dallo spazio che le viene riservato nel dibattito pubblico, che è senza dubbio non proporzionale al ruolo che la famiglia gioca nella società, anche solo dal punto di vista economico.
La pressione fiscale invece di diminuire, cresce, dal 40 per cento al 43 per cento. Una politica fiscale espansiva, benché rigorosa, può essere una via importante per sostenere la qualità della vita delle famiglie, eppure la “petizione per un fisco a misura di famiglia” promossa dal Forum delle Associazioni familiari l’anno scorso e firmata da quasi un milione e mezzo di cittadini è rimasta pressoché inascoltata. Inoltre le misure anti-crisi del dicembre scorso, che in teoria avrebbero dovuto ridare ossigeno ai consumi delle famiglie, hanno invece finito per produrre i benefici maggiori nei confronti dei single. Un messaggio politico e culturale decisamente preoccupante. Come si può sperare di dare avvio alla ripresa economica se non si investe nella unità fondamentale del tessuto sociale?
Eppure la famiglia non è né di destra né di sinistra, è una realtà ineliminabile, una risorsa per tutto il Paese. Quanto sarebbe auspicabile uno sforzo congiunto di tutte le forze parlamentari, con la società civile, per riportare in maniera forte e convinta i temi della famiglia, della qualità della vita di chi investe nel futuro, al centro del dibattito pubblico. Spingendosi coraggiosamente avanti rispetto anche alla proposta del quoziente familiare.