Alleanza uomo donna per una società a misura di persona
Sulle macerie di rigidi ruoli sociali precostituiti dei rapporti uomo donna che coartano la libertà, si è tentato di rivendicare una uguaglianza, presunta senza differenza, causando una profonda crisi di identità su cosa, davvero, sia rimasto del maschile e del femminile, ridotti spesso a gusci vuoti, espressi da certe pubblicità che mostrano seduttivi uomini e donne di plastica che si adeguano ai canoni estetici imposti dalle mode, in una visione nichilista della modernità, strettamente funzionale alla mercificazione di tutto. Un contributo di lettura a partire da una premmesa.
Questo contributo nasce dall’esigenza di dare ragione di una vita e di una riflessione maturata nel nostro rapporto di sposi, cresciuto e trasformatosi in oltre 30 anni. Una conoscenza reciproca germogliata nei primi anni di liceo coinvolgendo le scelte personali, professionali e di impegno, mai disgiunte dalla decisione di voler “condividere tutto”, con la consapevolezza di restare fondamentalmente diversi come sensibilità e abito mentale. Lo possono testimoniare i nostri 4 figli, davanti ai quali non possiamo erigere facciate di comodo o ruoli formali. Sono i primi a conoscere le nostre fragilità e i limiti evidenti, mantenendo quello sguardo di amore con il quale sono stati generati e che permette di preservare nell’altro il mistero della sua unicità irripetibile, che sfugge ad ogni giudizio inappellabile. Proprio perché la nostra vita è un continuo domandare e cercare, questo approfondimento si nutre di un confronto serrato nato intorno al tavolo di cucina, nei dibattiti che nascono dalla visione comune di un film, dalle paure e dalle gioie della condivisione, come negli scontri inevitabili, da ricomporre ogni volta in maniera diversa.
Possiamo dire che cambia, in maniera niente affatto banale, la prospettiva di come si vede il mondo quando si hanno tre lavatrici da stendere e mancano i soldi anche solo per comprare un paio di scarpe.
In questo nostro “abitare e lasciarsi abitare dalla differenza dell’altro”, essere maschio e femmina non sono attributi da cui far scaturire visioni stereotipate di ruoli e comportamenti; sono, piuttosto, un patrimonio da mettere in comune, da trafficare per rendere più vero e fruttuoso l’incontro.
Proponiamo questa chiave di lettura per capire come nasce lo scritto seguente, che vuole contribuire ad una cultura che valorizzi l’integrazione armoniosa delle differenze. Uno scritto che nasce dalla vita.
Introduzione
Quella del rapporto tra maschi e femmine è una questione che da secoli determina la vita delle persone e caratterizza le culture soffrendo, in alcuni casi, di tutte le tensioni tipiche di una vera e propria lotta per il potere, nella coppia, in famiglia, nella società. Dopo secoli di subalternità le donne si sono ormai affermate come protagoniste in tutti i campi della vita, rivendicando con forza il rispetto della loro dignità e l’uguaglianza con gli uomini, fino ad arrivare ad alcuni paradossi e forzature come l’affermazione della cosiddetta “utopia del neutro”.
«La convinzione che neutralizzando la differenza sessuale si possano correggere le ingiustizie storiche contro le donne»[1], invece, è incorsa nel rischio di buttare via con “l’acqua sporca” della subalternità femminile ai maschi, anche “il bambino” della bellezza della diversità uomo-donna che, quando è valorizzata e rispettata, è un’esperienza piena e fondante, che arricchisce ciascuno e pone le basi per una società davvero a misura di persona umana.
Come mette in evidenza papa Francesco, «invece di contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana, si vuole cancellare di fatto tale differenza, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane»[2].
Sulle macerie di rigidi ruoli sociali precostituiti che coartano la libertà, si è tentato di rivendicare una uguaglianza, presunta senza differenza, causando una profonda crisi di identità su cosa, davvero, sia rimasto del maschile e del femminile, ridotti spesso a gusci vuoti, espressi da certe pubblicità che mostrano seduttivi uomini e donne di plastica che si adeguano ai canoni estetici imposti dalle mode, in una visione nichilista della modernità, strettamente funzionale alla mercificazione di tutto[3].
Forse mai come in questi ultimi decenni, la relazione uomo-donna è stata spesso ridotta a luogo di conflitto perenne, rischio di sopraffazione reciproca, lasciando spazio solo al perseguimento dell’autorealizzazione individualistica, che considera l’altro come oggetto in una ricerca esasperata del piacere, slegato da ogni legame affettivo. Emblematico lo scandalo della denuncia di molte donne dello spettacolo che hanno dichiarato di aver subito il ricatto sesso-lavoro: un fenomeno conosciuto da tutti, ma finora ipocritamente sottaciuto. Non si può, inoltre, nascondere il dramma nascosto, ma reale e atavico, della violenza intra-familiare, terribile scenario della quotidianità di molte donne di tutte le età e nazionalità[4].
Nonostante tutto, però, qualcosa si sta muovendo: «Tra le donne e gli uomini è in corso una rivoluzione: nelle relazioni, nel modo di amarsi, nella costruzione della famiglia. Gli uomini per la prima volta nella Storia sono di fronte alla libertà delle donne»[5]. È una fase nuova, sicuramente non facile, che un certo mondo femminile sta indicando; la strada è la differenza in relazione: «Noi pensiamo che la ricchezza del cambiamento che le donne hanno prodotto sia nella venuta al mondo di un altro sguardo. Uno sguardo che non vuole cancellare l’altro, ma far vivere un mondo abitato e guardato da due esseri diversi ma pari. Per questo siamo convinte che sia arrivato il momento di iniziare un cammino insieme agli uomini»[6].
Una piena sintonia con ciò che recentemente ha affermato papa Francesco: «Un nuovo inizio deve essere scritto nell’ethos dei popoli, e questo può farlo solo una rinnovata cultura dell’identità e della differenza»[7].
Uomo donna: sostanzialmente uguali, radicalmente differenti
«Cosa rende la differenza sessuale la più universale e radicale delle differenze antropologiche (rispetto per esempio, alle differenze di età, status, etnia, orientamento sessuale)? Essa è fondamentale perché passa fra “due” che non hanno identità senza questa differenza. Che a sua volta dall’identità umana prende realtà: realtà storica, culturale. La differenza sessuale fa differire da sé un identico essere umano e lo fa essere se stesso: donna, uomo»[8]. Così «identità e differenza stanno come ai due capi di una corda: se si allenta l’uno anche l’altro cede»[9].
Nel raccontarsi, ciascuno di noi si pensa non certo come una persona astratta, ma nella sua concretezza di maschio o di femmina. Questa connotazione esprime una dimensione importante della propria identità che però non è un dato definitivo ed immutabile, bensì chiama l’impegno personale: «Il nascere maschio o femmina è determinante per il divenire uomo o donna, ma (…) non determina quale uomo o quale donna ciascuno sarà, perché questa attuazione è affidata alla libertà cosciente del soggetto»[10]. La responsabilità personale, le esperienze di vita, le persone che incontriamo interagiscono con la biologia costruendoci e rendendoci noi stessi.
La consapevolezza di essere uomo o donna poi, afferma un altro aspetto, fondamentale dell’esperienza umana: io non esaurisco la realtà, ma vivo in me stesso/stessa una limitatezza che mi chiama alla relazione, anzi che la rende possibile.
La differenza sessuale caratterizza l’essere umano, anche il cervello è “sessuato”. Grazie agli sviluppi delle moderne tecniche di risonanza magnetica funzionale gli studiosi hanno potuto vedere come si attivino diverse aree quando a rispondere agli stimoli proposti dagli scienziati sia un maschio o una femmina[11].
La differenza sessuale plasma interamente l’uomo e la donna fin dal concepimento interessando ogni singola cellula del proprio corpo e la sessualità è «una forza complessa e integrante della persona umana che ne investe l’esistenza e l’attività imprimendole un modo di essere uomo o essere donna; e un modo di agire e reagire: come uomo e come donna»[12].
Uomo-Donna: Fare Uno, Farsi Due
Proprio questa forza apre alla possibilità della relazione che nel gesto sessuale può giungere alla generazione; essa stessa poi nelle sue diverse modalità di realizzazione esprime molto di più di un semplice dato biologico, tutto sommato comune ad altre specie di mammiferi, quanto piuttosto un modo di intendere la realtà e il mondo: generare accogliendo in sé il figlio o attenderlo fuori di sé non sono la stessa cosa.
Nella loro modalità di generare gli uomini e le donne esprimono la specificità e il contributo che possono dare alla costruzione del mondo, delle cose e delle persone.
«La sessuazione della vita, per cui questa si riproduce con l’incontro di due viventi tra loro differenti, quando arriva fino a noi esseri umani, crea squilibrio, un fecondo e ineliminabile squilibrio. E questo per una ragione leggibile nella storia umana. E cioè che l’uomo sa, vuole e mira a fare uno (…) mentre le donne sanno farsi due nel corpo come nell’anima»[13].
C’è nella donna la risposta ad una domanda di accoglienza e di amore che può esprimersi in tutta la sua vita, indipendentemente dall’esperienza concreta della maternità. Questa apertura può essere una sua caratteristica perché inscritta nella sua natura: non è infrequente, infatti, constatare una maggiore percentuale di donne nelle professioni di cura, nella capacità di ascoltare e anticipare i bisogni dell’altro.
Per l’uomo, invece, essere padre è protendersi fuori di sé; è «una figura in legame, non è una funzione»[14]; è la proprietà di un uomo che si gioca in un rapporto stabile e sicuro; è una presenza, è «una relazione d’amore»[15].
Nel padre, infatti, «l’attesa del figlio si compie sempre fuori di sé, ma in quel fuori egli mette la sua vita e la storia. Il figlio, la figlia rappresentano per il padre se stesso in altro. L’altro è il fuori da bonificare, cioè il luogo vitale da difendere, proteggere e amare, caro all’uomo almeno quanto o più del proprio corpo; ed è il luogo della memoria dove le opere dei padri sono trasmesse in avanti, verso altri a venire, per creare le condizioni affinché la vita possa fiorire»[16].
Come per qualunque esperienza umana, anche nella generazione la verità più profonda non è il solo dato biologico, bensì è il dono e il dono per amore; il dono di sé con tutte le proprie fragilità e mancanze che riflettono la natura dell’uomo, la sua finitezza, il suo limite. Il riconoscimento della differenza sessuale come costitutiva dell’umano ci aiuta a cogliere proprio questo.
A fronte di una ormai matura riflessione del pensiero femminista che, per uscire di minorità, è stato costretto alla ricerca e alla elaborazione del proprio specifico contributo da offrire alla società, non si è sviluppata, altrettanto compiutamente, una riflessione sulla peculiarità dell’apporto del maschile, per troppo tempo dato per scontato, e che ormai rischia di essere smarrito.
Dopo il ’68 che ha dichiarato la “morte del padre” la figura del maschio, considerato come prepotente e prevaricatore (il padre padrone), fatica a trovare un modello sostitutivo che lo renda capace di rapportarsi con la donna del dopo femminismo.
Dopo quasi cinquant’anni si è ancora alla ricerca di un uomo capace di incarnare la specificità maschile liberandosi da certi dannosi stereotipi per cui, ancora oggi soprattutto tra gli adolescenti, l’uomo, per parafrasare un vecchia pubblicità “non deve chiedere mai”.
Bisogna guardare la differenza aldilà di questi pre-giudizi: «Gli uomini razionali, le donne emotive, gli uomini attivi combattivi e aggressivi, le donne indulgenti, sottomesse ecc. Attualmente sperimentiamo che queste differenziazioni tipizzate vanno completamente svanendo e vengono in parte sostituite da nuove. Le donne, nel frattempo, svolgono ogni genere di professione, anche quelle che fino a ora erano considerate tipiche occupazioni maschili»[17], reinterpretando gli stessi ruoli al femminile.
Un relazione da reinventare, una sfida alla quale le donne e gli uomini del terzo millennio possono e debbono rispondere mostrando, invece, che essi sono molto di più di ciò che certi ruoli vorrebbero loro assegnare.
Un percorso coraggioso, ma non impossibile che deve essere fatto da uomini e donne insieme nella ricerca di una reciprocità capace di custodire e rispettare le differenze.
Alleanza uomo donna per una società più a misura di persona umana
La consapevolezza di tale sfida inedita, maturata nel corso degli ultimi anni in certi ambiti di riflessione, deve fare i conti con una lenta ma decisa colonizzazione delle menti, consolidata dal modello televisivo commerciale. Una mutazione esistenziale che ha generato soggetti competitivi, incapaci di sostenere vere alleanze, ma capaci di romperle dolorosamente. Non si può far riferimento retorico ai valori familiari ignorando o mettendo da parte il fatto che «questi ultimi decenni di neoliberalismo dominante hanno incupito e in alcuni casi devastato i vissuti familiari, sia precarizzando il rapporto lavoro-famiglia, sia minando dall’interno, con una sottile cultura di esasperato individualismo, la stabilità dello stesso rapporto coniugale»[18].
È consigliabile, in tal senso, la visione del film francese dei fratelli Dardenne, Due giorni e una notte[19], che racconta la parziale ma progressiva presa di consapevolezza di umana dignità in una comunità di dipendenti di una piccola azienda, davanti alla disarmante volontà di una giovane madre che non vuole perdere il lavoro. Un narrazione nitida che sa offrire la radicalità, nella provvisorietà, dell’amore tra marito e moglie.
Come dice ancora De Giorgi, «le famiglie si rivelano capaci di affrontare il nuovo totalitarismo materialistico del profitto secondo la logica della gratuità e del legame disinteressato che la tenerezza coniugale genera e custodisce»[20]. In questo senso si coglie la continuità con le scelte operate da alcune famiglie nei confronti del totalitarismo del secolo breve. Pensiamo a Franziska Schwaninger e Franz Jagerstatter[21]di Radegund, paesino di campagna nella regione di Salisburgo in Austria, che esercitarono una ferma e solitaria disobbedienza verso il potere nazista, senza cedere alle giustificazioni che pur gli furono offerte. E lo stesso è avvenuto, per restare nel tempo del totalitarismo nazifascista, per storie di radicale resistenza come quelle di Joseph Mayr Nusser e Hidegard Straub[22] a Bolzano, e di Francesco Luigi Ferrari e Lina Filbier a Modena[23].
La sperimentazione di una vera alleanza chiamata a governare il mondo non avviene a livello teorico, ma fiorisce quando si è capaci di non restare indifferenti a ciò che avviene attorno a noi. Lo hanno spiegato bene Arnaldo Scarpa e Adele Collu raccontando l’impegno assunto nel 2017 per porre fine al traffico di bombe destinate ad un Paese in guerra che coinvolge la terra dove abitano, la zona del Sulcis Iglesiente in Sardegna. Un’azione che non si è fermata alla denuncia ma si è attivata per trasformare e riconvertire il territorio, dando corpo alle parole dell’Amoris laetitia: «Una coppia di sposi che sperimenta la forza dell’amore, sa che tale amore è chiamato a sanare le ferite degli abbandonati, a instaurare la cultura dell’incontro, a lottare per la giustizia. Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo». Ecco, dicono Arnaldo e Adele, «questo “rendere domestico il mondo” per noi significa anche cercare di estendere i rapporti pacifici e nonviolenti che ci sforziamo di avere fra noi – in famiglia -, con le altre famiglie, in comunità, con le istituzioni civili, verso gli altri popoli e Stati».
Facciamo quindi nostra la domanda di Luisa Muraro, storica studiosa e sostenitrice della filosofia della differenza: «Eliminato il confinamento domestico delle donne e la loro subordinazione agli uomini, aperta la strada al senso libero della differenza sessuale, scartata la deprimente utopia del neutro, quali sono le nuove poste in gioco nei rapporti tra i sessi?»[24].
La differenza sessuale imprime, come abbiamo visto, la diversità nell’unica natura umana, rendendo così la persona capace di relazione e di comunione, capace di aprirsi all’altro ed essere feconda.
Lungi dall’essere esclusivamente finalizzata alla generazione, e nella consapevolezza che la sua declinazione «va ben oltre il matrimonio e la famiglia»[25], la differenza sessuale divide il genere umano in due capacità di vedere, intendere e operare nel e sul mondo; due possibilità che necessitano rispetto reciproco, amore e comunione per essere feconde e generare vita fisica, psichica, spirituale…
«Va cambiata tutta la società per imprimerle, nel simbolico e nei fatti, il segno dei nostri bisogni e dei nostri tempi di vita, sì da riorganizzarla tenendo conto che non esistono esseri neutri, ma maschi e femmine, esseri umani appartenenti a generi fra loro diversi, di cui occorre che il sistema rifletta l’identità»[26].
Tutte le realtà umane, a cominciare dalla famiglia, risultano vivificate dalla partecipazione paritaria di uomini e donne. Per questo «dobbiamo pensare e sperimentare insieme idee e strumenti per realizzare la condivisione alla pari, nelle relazioni familiari, lavorative, politiche. Le paure e le insicurezze reciproche possono spingere a fare a meno dell’incontro con l’altro/a. A pensarci come individui onnipotenti pronti a comprare sul mercato quello che ci manca. Questo possibile esito del gigantesco cambiamento che le donne hanno prodotto ci inquieta. Vogliamo che la libertà femminile costruisca un mondo di incontri, di reciproci riconoscimenti, di desiderio e di accoglienza»[27].
Lasciare spazio all’altro è un movimento che cambia l’interazione tra esseri umani aprendo spazi di realizzazione personale e comunitaria che si sviluppano non grazie all’individualismo competitivo, ma al riconoscimento dell’appartenenza reciproca.
Il posto vuoto nel quale “lasciarsi abitare dall’altro” rende possibile l’Alleanza uomo donna. Essa è la radice «da cui nasce ogni cura per gli altri e per l’ambiente, e fa scaturire la reazione morale di considerare l’impatto provocato da ogni azione e da ogni decisione personale al di fuori di sé»[28], nella società che, costruita così, è pienamente umana.
[1]L. Muraro, Papa Bergoglio: un discorso magistrale, 13 ottobre 2017 sul sito: www.libreriadelledonne.it/papa-bergoglio-un-discorso-magistrale/
[2] Francesco. Discorso all’Assemblea… cit.
[3] Cfr. P. Barcellona et al. Emergenza antropologica per una nuova alleanza tra credenti e non credenti, Guerini ed. Milano 2012.
[4] Cfr a questo proposito la coraggiosa denuncia di papa Francesco che nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, al num. 55.
[5] C. Comencini, Un nuovo cammino con gli uomini, Editoriale Pari e Differenti, 8 ottobre 2013 sul sito http://www.cheliberta.it/2013/10/08/un-cammino-gli-uomini/.
[6] C. Comencini, Un nuovo…, cit.
[7] Francesco: Discorso all’Assemblea Generale dei Membri della Pontificia Accademia per la Vita, Città del Vaticano 5 Ottobre 2017 nel sito: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171005_assemblea-pav.html
[8] L. Muraro, Oltre l’uguaglianza, in Diotima, Oltre l’uguaglianza. Le radici femminili dell’autorità, Liguori, Napoli 1995, 126, riportata in S. Zanardo, La questione della differenza sessuale, in Aggiornamenti Sociali, 12/2015, 835.
[9] S. Zanardo, La questione … cit., 835.
[10] G. Salatiello, Uomo-Donna: «Dal Fenomeno al Fondamento», in Rivista Studium, 2, 2005.
[11] M. Ingalhalikar et al., Sex Differences in the Structural Connectome of the Human Brain, in «PNAS», 2 (2014), pp. 823-828 (http://www.pnas.org/).
[12] A. Serra, Sessualità: natura e cultura, in N. Galli, L’educazione sessuale nell’età evolutiva, Vita e Pensiero, Milano, 23-66, 29.
[13]L. Muraro, Papa Bergoglio: un discorso…, cit.
[14] V. Andreoli, L’alfabeto delle relazioni, BUR saggi, Milano 2005, 83.
[15] Andreoli, L’alfabeto…, cit., 85.
[16] Zanardo, La questione … cit., 389-390.
[17] W. Card. Kasper, La collaborazione tra uomini e donne nella Chiesa, www.ilregno.it.
[18] F. De Giorgi, La santità familiare nell’esperienza del lavoro, Relazione tenuta dall’autore al VII Incontro mondiale delle famiglie Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012.
[19] Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit) è un film del 2014 scritto, diretto e prodotto da Jean-Pierre e Luc Dardenne, con protagonista Marion Cotillard.
[20] De Giorgi, cit.
[21] G. Girardi, L. Togni, a cura di, Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franz e Franziska Jägerstätter di fronte al nazismo, Editrice Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2013.
[22] «Nemmeno un momento ho dubitato di come debba comportarmi in tale situazione e tu non saresti mia moglie se ti aspettassi qualcosa di diverso da me». Da una lettera del 27 settembre 1944 pubblicata in F. Comina L’uomo che disse no ad Hitler, Edizioni Il Margine, Trento 2017.
[23]P. Trionfini a cura di, Francesco Luigi Ferrari, La politica fa parte anche del nostro amore. Lettere a Lina Filbier (1918-1933), Edizioni Studium, Roma 2016.
[24] L. Muraro, Papa Bergoglio: un discorso…, cit.
[25] Francesco: Discorso all’Assemblea Generale…, cit.
[26] L.Castellina, Non una di meno, Il terribile colpo di coda del maschio, in Il Manifesto, 22/11/2016
[27] C. Comencini, Un nuovo…, cit.
[28] Francesco, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato Si’, 24/05/2015.