All’asta le frequenze televisive private
Il governo Tsipras ha deciso di mettere all’asta le frequenze televisive private dichiarando che in questo modo si combatterà la corruzione nel settore mediatico e si sperano di guadagnare 250 milioni di euro. Tuttavia, secondo l’opinione pubblica, l’opposizione e molti analisti la verità è molto lontana dalle dichiarazioni del premier. Vediamo in effetti a chi sono state assegnate le quattro licenze sulle otto esistenti: Skai e Antenna appartengono a famiglie di armatori greci: il proprietario della prima controlla anche il gigante del calcio greco, il Panathinaikos. E poi due nuovi arrivi, Ioannis Kalogritsas, proprietario di una potente compagnia di costruzioni, e amico di Panos Kamenos, il leader del Partito dei greci indipendenti (Anel) che partecipa al governo, e l’armatore Vangelis Marinakis, che è pure proprietario di un altro gigante del calcio, l’Olympiakos. Mega, Alpha e Star sono stati esclusi dall’asta fin dal principio. In sostanza, certi baroni della vita economica greca hanno sostituito certi baroni della tv che criticavano il governo Tsipras. D’altra parte, se lo scopo era di guadagnare i 250 milioni di euro, certo è che ciò non risolverà il problema economico del Paese, anzi, nei fatti ci si aspetta un aggravarsi della situazione, visto che saranno licenziate migliaia di persone, giornalisti, tecnici e così via. Ma c’è una domanda ancora più stringente: chi pagherà i prestiti che le reti che chiudono hanno preso dalle banche con o senza garanzie? Dopo tutto suona molto ironica la dichiarazione del ministro di Stato Nikos Pappas che «ora le reti informeranno oggettivamente i greci… perché non saranno dipendenti da proprietari vicini alla leadership politica».
Inoltre, quello che ha proprio irritato tutti e ha provocato feroci critiche è stata la procedura dell’asta, estremamente segreta, più vicina a un Grande fratello che ad un’asta: tutti i dirigenti che hanno partecipato all’asta erano stati rinchiusi nelle stanze della segreteria generale dell’Informazione per tre giorni, senza accesso a telefoni e accompagnati da poliziotti a ogni passo.
Non pochi osservatori sostengono che ci sarebbero altri modi per combattere la corruzione nel settore e stabilire regolamenti migliori. Forse Tsipras, sotto pressione per le misure di estrema austerità e per ragioni di comunicazione ha scelto di occuparsi delle frequenze televisive. Ma, a conti fatti, sembra che l’unica cosa che sia riuscito a fare è provocare grandi reazioni dell’opinione pubblica, ed eliminare un certo numero di giornalisti che assicuravano il pluralismo dell’informazione. Ultimo “dettaglio”: la Corte suprema amministrativa dovrà esaminare entro la fine del mese gli esposti giunti da molte reti private per annullare tutta la procedura seguita finora.