Alla scoperta di Schiavone

Nelle sue tele le incisioni diventano carne e sangue. Pace, sentimento, affetto nella dimensione di un paradiso umano-divino velato di sottili malinconie. A Venezia, museo Correr
Schiavone

Andrea Schiavone, chi era costui? Ben pochi conoscono questo pittore di origini romagnole ma nato a Zara e attivo nella prima metà del ‘500 in particolare a Venezia. Tra Tintoretto, Tiziano, Bassano e Veronese, ossia fra i geni. E considerato un amico da una lingua lunga come Pietro Aretino e un artista validissimo da uno geloso come Tiziano.

 

Lo conosciamo attraverso la prima rassegna monografica che Venezia gli dedica al Museo Correr, grazie a Lionello Puppi ed Enrico Maria Dal Pozzolo. Andrea parte da Parmigianino: lo ammira, prende spunto dai suoi disegni, dalle incisioni, dalle tavole. Da lui gli verranno le figure sinuose ed allungate, i volti adolescenziali o di vecchi furenti, i colori che emigrano in tinte sempre più cangianti: una sorta di espressionismo ante litteram, un fluidità cromatica che sfocia talora nell’acquerello, in colori che si sciolgono in un arcobaleno di sfumature. Ma la raffinatezza di Schiavone non é mai superficialità, artificio fine a sé stesso, maniera intellettualistica. Andrea ha sentimento.

 

Guardare le incisioni nate negli anni Trenta. Temi sacri o profani: fantasia, vivacità di segno, eleganza, moto. Il Cristo guarisce il paralitico in cammino, voltandosi solo per un attimo in mezzo alla folla (lo “rileggerà” il Tintoretto), Elena viene rapita in un turbine tempestoso di guerrieri, un cataclisma bellico e amoroso insieme. Nelle tele si direbbe che le incisioni diventano carne e sangue.

 

Le Nozze di Cupido e Psiche sono il trionfo della grazia e della giovinezza. I colori si liquefanno in luce e in delicatezze di rosa e di bianco – cangianti in mille rivoli di sottotoni – nelle figure adolescenziali, nel ritmo musicale di pieni e di vuoti. Andrea ama il colore anche pieno: la sua Giuditta fa cantare la pienezza di rossi purpurei, di biondi lucenti: il contrasto con i ritratti “ingessati” ad esempio di Paris Bordon è illuminante.

 

Forse Andrea è più vicino a Tiziano, ma non è lui. Tiziano abbonda e aggredisce, Schiavone sa dosare la liquidità, la trasparenza e alternarla alla forza. Andrea crea un suo colore, una sua atmosfera. La Sacra Famiglia con i santi Caterina e Giovannino che in mostra è accostata alla tela omonima di Tiziano a Londra è esplicita. Alla pennellata calda e ariosa del Cadorino, aperta su un paesaggio alpino azzurro ed infinito, Andrea risponde con figure raffinate in dolce compostezza, con affetti teneri non impetuosi, con una natura scossa dal vento ed una libera circolazione di pensieri interiori fra luci e tinte irrorate di calore. Pace, sentimento, affetto nella dimensione di un paradiso umano-divino velato di sottili malinconie.

 

Ma Andrea è capace anche di impeti leggiadri, di scatti cromatici morbidi pure in piccole composizioni. La teletta a Londra di Arcas vede il giovane cacciatore biondo, alto con l’arco pronto a scoccare il dardo tra forre autunnali dense ed un cielo dipinto ad accenni grumosi come fosse un ultimo Tiziano. E a questo proposito giova osservare il suo Giudizio di Mida dai colori carichi fra paesaggi che suggestioneranno Annibale Carracci. Qui la gara sta per iniziare o è appena finita, nel senso che Apollo ha staccato l’archetto dal violino. La tensione è palpabile nei rossi e bianchi accesi ma non esplodono come nel dipinto del vecchio Tiziano. Andrea sa fermarsi al tempo giusto. Perché è uomo di riflessione.

 

Nel vangelo secondo Schiavone questa meditazione si fa profonda e sincera. Il gruppo delle incisioni sulla Deposizione è un capolavoro di pietas cristiana. Sfocia nel sublime pathos della Pietà di collezione privata, affetti caldi intorno al Cristo pallido nell’oscurità di una notte dove le figure emergono dall’ombra come in un Caravaggio, ma con calore umano e spirituale. Tintoretto imparerà molto per le sue tele alla Scuola di San Rocco.

 

Nel 1563 Andrea fa testamento e muore di lì a poco. Vasari non lo considererà troppo, sbagliando. Perchè Andrea, che sa dialogare con i contemporanei, prenderà da loro e darà a loro restando sé stesso, è un grande. Questa mostra lo fa vedere. Da non perdere l’incontro con un linguaggio maturo, elegante e profondo al tempo stesso.

 

Venezia, Museo Correr. Fino al 10/4 (catalogo 24Ore cultura)

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