Alla scoperta della Mongolia
Dal mensile "Cumul", l'edizione coreana di Città Nuova, ci giungono notizie dalla Mongolia, un Paese spazzato dal vento e dalla storia, dove è sorta una piccola comunità dei focolari.
Il deserto dei Gobi, steppe aride e, allo stesso tempo, quasi sette mila tra fiumi e laghi. Il più grande, il lago Khuvsgul, è lungo 136 chilometri, la distanza tra Milano e Torino, e largo 36. La Mongolia presenta una varietà infinita di paesaggi sterminati diversi per gradazione di colori e di stagioni in un territorio vasto cinque volte l’Italia e con solo tre milioni di abitanti. Nella sola capitale Ulan Bator ne vivono un milione. La città è in fermento per un traffico vivace e caotico e per la costruzione di nuovi edifici dopo la caduta del comunismo e l’avvento della democrazia nel 1991. Anche nel Paese di Gengis Khan sono presenti in nuce i Focolari, in una Chiesa ancora in una fase embrionale, nata solo venti anni fa e con non più di 400 membri. Dalla Corea del Sud, da cinque anni, una volta l’anno, parte un gruppo dei Focolari formato da giovani, famiglie e adulti incoraggiati dal nunzio apostolico, per trascorrere alcune settimane con la comunità locale. Vengono ospitati sempre a Ulan Bator, dai sacerdoti e dalle suore presenti. Ci sono solo quattro parrocchie e qualche volta hanno dormito nel gher, la tipica casa mongolese, una tenda candida di feltro, risparmiata dalle purghe staliniane degli anni Trenta.
Soprattutto si curano i rapporti personali e le amicizie nate dai precedenti viaggi. In piccoli gruppi si condividono le esperienze di Vangelo vissuto. Alla fine un raduno tutti insieme, alla presenza del vescovo locale, con 200 persone che sono sempre entusiaste e contente delle visite. L’annuncio di un Dio che è amore, del comandamento nuovo, della spiritualità dell’unità sono recepiti bene nei cuori di chi si incontra.
Un giovane della Mongolia che studia in Corea ha voluto tradurre i canti dei giovani del movimento nella sua lingua ed ora, visto che sono piaciuti, tutti li cantano durante le Messe. Per motivi di studio diversi giovani si recano in Corea, tra cui il primo seminarista del Paese. È un’occasione per cementare l’amicizia. Dalla Corea, del resto, viene inviato anche un aiuto economico alla Chiesa della Mongolia e sono molteplici le iniziative così sostenute. Quest’anno si è riempito un container con computer e vestiti raccolti tra le comunità dei Focolari in Corea. Altri sono sostenuti con le adozioni a distanza delle Famiglie nuove. I Focolari non sono i soli, naturalmente, ad andare in Mongolia; la presenza di vari ordini religiosi ci fa contemplare la bellezza del variopinto giardino della Chiesa, in cui ogni fiore è più bello dell’altro.