Alla scoperta della Chiesa d’Inghilterra in Italia
Nella centralissima piazza del Collegio romano, a due passi da piazza Venezia, c'è la sede del Centro anglicano di Roma. Come si sa la chiesa anglicana è il nome che la Chiesa d’Inghilterra ha assunto dopo la separazione dalla Chiesa cattolica nel XVI secolo. Durante la Settimana per l’unità dei cristiani cittanuova.it propone un itinerario nella città eterna per conoscere alcune delle Chiese non cattoliche, perché «sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono», scrive papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, riferendosi alle divisioni con le altre Chiese cristiane. Roma non è solo il centro del cattolicesimo mondiale ma, per la presenza di molte Chiese non cattoliche, rappresenta la possibilità di rendere più visibile la pienezza dell’unità. Jonathan Boardman è il vicario generale della Chiesa d’Inghilterra in Italia e Malta e cappellano della Chiesa anglicana di All Saints’ a Roma.
Qual è il senso della vostra presenza a Roma e cosa significa vivere in una città che è il centro della cattolicità?
«In origine, la presenza e funzione principale della chiesa d’Inghilterra nel centro della cattolicità era quella di provvedere alle necessità spirituali e pastorali degli espatriati inglesi in Italia, questo periodo durò dal 1816 al 1960. Dagli anni Sessanta in poi, in cui c’è stato un risveglio generale nel mondo cristiano verso l’ecumenismo e la conseguente necessità di dare voce alle diversi espressioni della fede cristiana, gli anglicani hanno rappresentato una piccola, ma importante voce nel coro variegato dei cristiani presenti nella città eterna. Durante questo periodo di maggiore sensibilità ecumenica è avvenuto un cambiamento nella composizione della nostra comunità che, per quanto rimanga prevalentemente anglofona e rappresentativa dei Paesi del vecchio Impero britannico, si sente allo stesso tempo sempre più Italiana. Questo crescente sentimento d’italianità è soprattutto dovuto a motivi legati alla famiglia o al desiderio di stabilirsi in questo Paese. Alla luce di questo crescente desiderio di appartenenza, la Chiesa d’Inghilterra ha avviato una procedura per ottenere il riconoscimento ufficiale della Chiesa d’Inghilterra in Italia».
Che tipo di attività pastorali svolgete?
«In aggiunta alle regolari funzioni religiose, il nostro clero svolge attività molto simili a quelle svolte dal clero cattolico: istruzione cristiana, assistenza pastorale e spirituale, programmazione e svolgimento di attività ricreative, partecipazione a progetti ecumenici, senza dimenticarci del nostro obiettivo di destinare il 10 per cento dei nostri introiti a opere caritatevoli, patrocinando cause sia locali che globali, non necessariamente anglicane».
A questo proposito quali sono le esperienze e le iniziative più interessanti in campo caritativo?
«La diversità delle nostre iniziative è l’elemento che genera interesse e crea la forza necessaria per continuare a raggiungere e superare i nostri obiettivi. Come indicato precedentemente, le nostre iniziative sono di diversa tipologia e hanno sempre alla loro base princìpi ecumenici. Tra le varie opere intraprese negli anni, vale la pena ricordare: il gemellaggio con la chiesa di Ognissanti (via Appia Nuova) e la partecipazione al loro centro d’ascolto, il finanziamento e la somministrazione di pasti nei centri per rifugiati a Roma, il sostegno alla comunità dei samaritani, le donazioni a centri per anziani, la sponsorizzazione di progetti ecologicamente sostenibili in Africa, le donazioni a orfanotrofi in Africa e Asia. Oltre a queste iniziative, un progetto che ci sta particolarmente a cuore, poiché unisce il rispetto per l’ambiente e la fratellanza tra i cristiani, è la realizzazione di un giardino ecumenico presso San Gregorio al Celio. Da qualche anno, la comunità anglicana dedica forze e risorse nel curare e ripristinare un’area verde per la meditazione, destinata sia ai pellegrini anglicani che cattolici».
Cosa si potrebbe fare di più per aumentare la sensibilità della popolazione nei confronti di un ecumenismo di base?
«Sarebbe forse più appropriato porre questa domanda alla Chiesa cattolica. In quanto anglicani, rimaniamo una minoranza e, in quanto minoranza, inevitabilmente più consapevoli della necessità di collaborare con la Chiesa cattolica. A mio giudizio, un ecumenismo più effettivo può avvenire solamente tramite gli insegnamenti dispensati all’interno della Chiesa cattolica, e un suo impegno costante al riguardo».