Alfabeto per l’Italia
L’impressione generale è che quell’applauso durato quattro minuti, al raggiungimento dei 505 voti richiesti dal quorum per eleggere il XIII° presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia stato liberatorio, come si tirasse un grande sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Il pericolo che continuasse all’infinito il triste, a tratti indecoroso “spettacolo” offerto da una classe politica in buona parte non adeguata ad interpretare il ruolo al quale è chiamata, e che se va ben al di là di quello di eleggere un nuovo capo dello Stato, in quest’occasione dovrebbe esprimere il meglio di sè. Il pericolo di uno stallo che nessuno poteva permettersi, tanto più nel tempo che stiamo vivendo, caratterizzato, come lo stesso presidente ha sottolineato nella sua prima breve dichiarazione, da una «grave emergenza sanitaria, economica e sociale». Il pericolo di acuire ulteriormente le lacerazioni interne ai partiti, alle coalizioni, al Governo. Giusto per citare alcuni fra i tanti pericoli scampati!
Un sospiro di sollievo che abbiamo tirato in Italia ed oltre i confini nazionali, perché forte era ovunque la preoccupazione di un risultato non all’altezza della situazione che è complicata all’interno, in Europa, nel resto del mondo. Impossibile che un uomo con l’alto senso del dovere e delle istituzioni che ha rappresentato – quale, fra il resto, è Sergio Mattarella –, potesse tirarsi indietro. «Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e prospettive personali differenti», ha dichiarato con volto serio, richiamando ancora una volta a far prevalere, il «senso di responsabilità» e il «rispetto delle decisioni del Parlamento» e a tenere come bussola del proprio operato «l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini».
Difficile immaginare cosa succederà nel nuovo settennato che si aprirà ufficialmente il 3 febbraio col giuramento e l’insediamento del Mattarella bis. Forse è più facile pensare come potrebbe essere. Complesso, sicuramente, se non complicato perché al quadro del primo mandato si aggiungono i cocci di quanto successo in questa settimana di votazioni. Vorremmo quindi offrire alla nostra riflessione, e a quanti sono impegnati a vario titolo a gestire questa nuova fase della vita del Paese, una sorta di alfabeto dei sostantivi e dei verbi da tenere presenti.
A. Ascolto della vita reale del Paese.
B. Bene comune, unico interesse da perseguire.
C. Cura. Delle persone, dei più deboli, dei più poveri e indifesi, di chi non ha voce.
D. Dialogo da imparare o reimparare, da attuare fra tutte le parti.
E. Esempio da dare come politici che non antepongono sè stessi ai cittadini che rappresentano.
F. Fiducia, da recuperare a tutto campo.
G. Giovani, da privilegiare veramente e seriamente nelle decisioni.
H. Humus, terreno su cui seminare nuovi germogli.
I. Integrità delle persone che attraverso la politica vogliono servire il Paese.
L. Laboratorio. Credere nella capacità creativa degli italiani nei loro territori, ambiti di lavoro, di impegno sociale e promuovere forme di partecipazione.
M. Macerie (e miserie) da rimuovere subito.
N. Noi, dimensione da acquistare per superare personalismi ed egoismi.
O. Operosità, instancabile impegno a raggiungere gli obiettivi promessi.
P. Politica con la P maiuscola, non Palazzo ma persone.
Q. Qualità, perché di un salto di qualità c’è bisogno.
R. Ripartenza con grande senso di responsabilità.
S. Servizio con spirito di sacrificio e capacità di sognare cose grandi per l’Italia e per il mondo.
T. Trasparenza delle istituzioni, dei partiti, delle modalità di gestire la cosa pubblica.
U. Unità, conditio sine qua non per portare avanti insieme il Paese. Umiltà, per non tradirlo.
V. Vocazione. Chi non ha una chiamata alla Politica vera si faccia da parte.
Z. Zaino in spalla, buon cammino!
Caro presidente, quanto suggerito potrebbe sembrare impossibile a quanti fra gli italiani – compresi quelli che l’hanno eletta o che non l’hanno votata – sono scoraggiati, delusi, arrabbiati. Pensiamo invece che faccia parte del dna di ogni persona e persino dei politici che finora hanno recitato una brutta parte. In fondo, se anche non hanno avuto il coraggio e la capacità di trovare altre soluzioni, hanno infine avuto il merito di non sbagliare l’ultima mossa possibile nelle condizioni in cui si ritrovavano. Grazie perché sulle sue spalle non più giovani, ma sempre forti, ha ripreso un peso che non siamo stati in grado di toglierle. Non si senta solo a portarlo!