Alessandra Ferri in un cumulo di scarpette da ballo

L’étoile italiana riporta in scena la coreografia del 1998 di Maurice Béjart “L'heure exquise” variazioni su un tema di Samuel Beckett “Oh, les beaux jours”, in cui è una ballerina che vive nei gioiosi ricordi dei suoi giorni felici. Al Ravenna Festival
Alessandra Ferri
Alessandra Ferri agli Excelsior Studios, Londra, 7 febbraio 2021. Photo: Amber Hunt

Creato da Maurice Béjart per Carla Fracci, la nostra icona massima del balletto appena scomparsa, lo spettacolo L’heure exquise è tornato ora in scena a distanza di anni dal debutto a Torino Danza del 1988. Ispirato a Giorni felici, testo cult di Samuel Beckett, Béjart prese a prestito L’ora squisita, cui accenna la famosa aria tratta dall’operetta La vedova allegra di Franz Lehár, e ne fece uno spettacolo commemorativo, quasi una sintesi, un bilancio certo non esaustivo, della carriera della Fracci trasformando lo sconsolato inno alla vita della protagonista beckettiana in un viaggio nella sua memoria artistica. Lo è diventato ora di un’altra grande protagonista della danza, Alessandra Ferri, per rievocare frammenti del suo luminoso passato di ballerina âgée, ma ancora attiva sulla scena. E, quale personale regalo alla propria carriera per festeggiare i 40 anni da quando entrò al Royal Ballet di Londra dove iniziò la sua avventura artistica, la Ferri se lo concede scegliendo questo nuovo personaggio da aggiungere ad altre figure femminili create per l’étoile italiana, come Virginia Woolf, Eleonora Duse e Léa (il primo, Woolf Works, coreografia dell’inglese Wayne McGregor; il secondo, Duse, di John Neumeier; il terzo titolo, Chéri, una pièce di danza e teatro concepita dall’americana Martha Clarke), tutte donne eccezionali che appartengono a questo secondo capitolo della sua vita.

Alessandra Ferri
L’Heure Exquise © Silvia Lelli

La scenografia che accoglie il corpo della Ferri è folgorante. Non è più quel cumulo di terra come nella pièce originale, ma una montagna ricoperta di scarpette da ballo a punta: un’opera installativa che starebbe bene, esposta, nella collezione permanente di un museo per essere ammirata. Al centro, sprofondata fino alla vita dentro questo cono color rosa, non è più la Winnie beckettiana di Oh, les beaux jours! che si proclama felice nonostante la sua tremenda condizione di immobilità. C’è, invece, la ballerina ormai partecipe di soli ricordi, e con poche parole da pronunciare.

Alessandra Ferri
L’Heure Exquise © Silvia Lelli

Ci sono silenzi, brevi passi di danza o mimati, tutti movimenti del cuore. E c’è la musica di Webern, di Mahler e di Mozart. Quel monticello presto si aprirà spaccandosi a metà per poi nuovamente richiudersi, avendo prima dato spazio a quei gesti che caratterizzavano l’autentica Winnie beckettiana: lo specchietto per ammirarsi estratto dalla sua borsetta nera, il portacipria, un ombrello rosso e la famigerata rivoltella che dà un fremito di morte.

Alessandra Ferri
L’Heure Exquise© Silvia Lelli

Giorni felici e malinconie, accenni a ruoli di eroine da palcoscenico (la gioia di Giulietta, lo smarrimento di Giselle), finanche passi di tiptap alla Ginger e Fred (il celebre motivo Tea for Two dal musical No No Nanette), scandiscono il tempo della breve rappresentazione che, nella seconda parte, a differenza della pièce originale dove la protagonista viene ulteriormente inghiottita dalla terra lasciando a vista solo la testa, ci mostra la Ferri con un lungo tutù dal collo fino ai piedi. Quasi una bambola legnosa, che Willie prende e sposta. E le dà vita. Radiosa o divagante, persa nei pensieri o intenta a ricucire le sue scarpette logore, la Ferri conferisce un dolente smarrimento alla sua Winnie, una levità eterea che, inevitabilmente, evita quella ruvidezza beckettiana, che qui non va ricercata. La pur debole recitazione della Ferri non toglie momenti emozionanti allo spettacolo grazie alla sua intensa presenza ancora carismatica.

L’Heure Exquise ©Silvia Lelli

Dopo la prima nazionale, dal 4 al 6 giugno, al Ravenna Festival, sarà in scena il 13 e 14 settembre al teatro Carignano nell’ambito di Torino Danza; il 2 e 3 ottobre al Baden Baden Festival; dal 15 al 23 ottobre a Londra, Linbury Theatre@Royal Opera House; e l’11 e 12 dicembre all’Opera Garnier Monte-Carlo.

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