Alcina, la maga sconfitta

Al romano Teatro dell’Opera il capolavoro di Haendel, diretto da Alessandrini, regia di Pierre Audi. Un successo.
Alcina_Mariangela Sicilia (Alcina), Carlo Vistoli (Ruggiero)_ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma

Il Barocco piace, ed anche ormai da tempo piace il ritorno dei “controtenori” che fanno rivivere le infinite arie haendeliane con i loro acrobatici virtuosismi.

Alcina, tratto dal poema dell’Ariosto, è la maga che seduce il guerriero Ruggiero, salvo che poi lui rinsavisce e libera le creature che la donna ha trasformato in animali.

Una favola di un languore tutto settecentesco fra erotismo, onore, virtù come dimostrano le scene e i costumi d’epoca di Patrick Kinmonth, sobri quasi fossimo in una pittura novecentesca, con la regia ”minimalista”di Pierre Audi, legata ad una mimica teatrale essenziale di gesti immobilizzati e pochi movimenti che lascia spazio al fervore canoro della musica.

Haendel alterna momenti pomposi ad altri agguerriti, vibrazioni sensuali e leziose ad altre retoriche: la musica è bellissima, teatrale, ispirata specie nelle parti solistiche sia per i l controtenore Carlo Vistoli, straordinario Ruggero tra il sospiro, il leggiadro e l’eroico, e sia la stupenda Alcina di Mariangela Sicilia.

Ad esempio, nel finale del secondo atto fa emozionare il pubblico con una interpretazione quasi astratta del canto, pre-belliniana in alcuni momenti, di un lirismo nel fraseggio e nei virtuosismi che da soli formano un universo stellato come in tante scenografie settecentesche.

Questo costante passaggio tra dolore, seduzione, ritrovamenti, magie caratterizza i tre atti del melodramma, attuato in uno spogliamento scenografico quasi iconico e in una regia di movenze coreografiche minime, concentrata sull’essenziale della recitazione e sul canto.

Bisogna ammirare il calore e il colore dell’orchestra diretta con gusto e competenza da un lucido Rinaldo Alessandrini, specialista barocco, e gli interventi, anche se brevi, del coro. Una edizione ineccepibile anche per le belle voci del cast, melodiose e pratiche delle acrobazie haendeliane. Di quest’opera composita, vero specchio del melodramma tra barocco e rococò, restano memorabili certi “insieme”, ma in particolare le immense arie dei due maghi vocali, ossia Ruggiero e Alcina. Da non perdere. Repliche fino al 28.

 

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