Alcantara, giardino di Sicilia
Una valle pittoresca, famosa per le sue cascate, gole e laghetti, unica nel suo genere in Europa.
«Come li ho amata, Sicilia, nella mia giovinezza! In te credetti di scorgere un giardino d’eterna felicità». Così, nell’XI secolo, cantava le bellezze naturali dell’isola il poeta arano Al Wahid. E proprio a questo lussureggiante “giardino” fa pensare la valle dell’Alcantara, un’arca che per attrattive naturalistiche e varietà di aspetti morfologici e geologici è un po’ unica nel suo genere in Europa.
Protagonista ne è l’Alcantara, fiume originario dei monti Nebrodi, che attraversando il bacino dell’Etna s’è scavato in mezzo ai grigi basalti di antichissime eruzioni un corso variato da cascate, laghetti e gole famose per le bellissime formazioni assunte dalla roccia vulcanica. Così quelle di Ladreria, dalle vertiginose pareti accessibili soltanto agli uccelli. Un arcano timore prende chi le visita per la prima volta, tale è la suggestione prodotta dalla semioscurità fredda e umida che vi regna. Né sono da meno le gole tra Motta Camastra e Gaggi, dove le colate laviche prodotte dal monte Mojo, raffreddandosi a contatto con le sue acque, si sono contratte e solidificate pure lì in forme assolutamente originali, colonnari o prismatico-ondulate.
Ma anche la flora, nonostante il fiume sia lungo appena 52 chilometri, offre una notevole varietà di specie: da quelle più tipicamente montane, in corrispondenza delle sorgenti (dove troviamo le faggete più meridionali d’Europa), alla macchia mediterranea, sempre più incontrastata man mano che ci si avvicina alla foce. In prossimità della quale prosperano piante tipiche dell’ambiente salmastro; ricca è pure la vegetazione acquatica lungo le sponde.
Naturalmente più si scende verso la zona costiera, più muta il paesaggio: verdissimi orti, vigneti e agrumeti testimoniano infatti l’attività dell’uomo, che vi ha introdotto specie estranee alla flora originaria, rappresentata da carrubi, olivastri, mirti, lentischi, roverelle: flora che tuttavia sta vittoriosamente riprendendo possesso dei terreni agricoli abbandonati. Quanto agli aspetti faunistici, numerose sono le specie di uccelli – fra cui passeriformi e piccoli rapaci – che trovano lungo l’intera valle un habitat ideale. In particolare, nel tratto superiore dell’Alcantara, tra le ripide pareli calcaree dei Nebrodi, non è raro veder volteggiare diverse specie di falchi e addirittura qualche aquila reale. Ma è soprattutto la foce il paradiso degli uccelli, visibili a migliaia, specie in occasione delle migrazioni primaverili e autunnali. Tra i mammiferi più interessanti, nelle zone fittamente boschive sopravvivono il rarissimo gatto selvatico, la martora, il ghiro. Anche queste specie, come le altre, mai abbastanza salvaguardate dall’aggressione venatoria.
Ma altre attrattive ancora riserva la valle, che da tempo attende di diventare a lutti gli effetti riserva naturale con un benefico riflesso sull’occupazione. Agevole collegamento tra la riviera ionica e Palermo, essa è stata, fin dalle prime civiltà sicule, luogo di transito per eserciti, condottieri e popoli. Di modo che ogni epoca vi ha lasciato qualche traccia: sia che si tratti di paesi di origine greca, araba o normanna, ricchi di storia e di arte; di “cube” (chiesette) bizantine sperdute nel verde, oppure di case rurali e di ovili in pietra lavica, granito o calcare, esempio di armonia tra le esigenze dell’uomo e il rispetto dell’ambiente.
Chi desidera conoscere e ammirare un così singolare patrimonio di natura e civiltà potrà iniziarne la visita preferibilmente dai giardini Naxos: da questa che fu la prima colonia greca in Sicilia, e della valle costituisce quasi l’ingresso, essendo sorta presso la foce del fiume, si diramano infatti numerosi gli itinerari a piedi, in bicicletta, a cavallo, in macchina o usufruendo di un suggestivo trenino.