Alain Resnais, maestro della memoria

È morto il 2 marzo a Parigi a 91 anni. Ancora il mese scorso, al Festival di Berlino, aveva stupito con "Aimer, boire et chanter", un inno alla vita giudicato dalla critica il film più innovativo della rassegna
Alain Resnais al Festival di Cannes

Aveva stupito tutti lo scorso mese al Festival di Berlino, a 91 anni, con il suo "Aimer, boire et chanter", un inno alla vita scritto e girato con ironica leggerezza. Ma la sua non era mai un'ironia cattiva, bensì appunto un’aria leggera, da ragazzo, con cui "il più francese e il più letterato” dei registi aveva presentato il suo diciannovesimo film. A quasi 92 anni – li avrebbe compiuti il prossimo 3 giugno – aveva stupito pubblico e critica per il film "più innovativo". Allora è vero che invecchiare non significa sempre  indietreggiare, anzi a volte migliorare?

Negli anni Cinquanta, il giovane venuto dalla Bretagna a Parigi aveva esordito con documentari d’arte e con il tema che gli resterà indelebile nella memoria: l'Olocausto raccontato nel 1956 in  "Notte e nebbia". Memoria, bellezza, politica si incarnano già nei primi film come "Hiroshima mon amour", storia d’un amore tra un giapponese e una donna francese che anni prima aveva amato un tedesco (inevitabili i rimandi storici e morali); o come "L’anno scorso a Marienbad", del ’61, Leone d’oro polemico a Venezia. Oppure ancora pellicole come "La guerra è finita" del ’66, storia di un comunista tra Francia e Spagna.

Resnais passa in seguito attraverso diverse fasi, da un certo disincanto alla rilettura e reinvenzione di testi teatrali, anche datati, in cui riflette, studia e stravolge il modo di fare cinema, inscenando due soli attori ("Smoking/No smoking", 1993), indagando il mondo dei fumetti ("Voglio tornare a casa!",1989) o nello  stupefacente "Cuori" del 2006 con Laura Morante, entrando nel dolore che provoca la ricerca della felicità.

Nel 2012 firma "Vous n’avez encore rien vu" (Voi non aveste visto ancora nulla), una summa della poetica di un regista-letterato che ama la vita e l’amore, la parola e non solo la visione, e soprattutto il ricordo, come qualcosa di indelebile che si stampa nella mente prima che nel cuore umano, come prova della forza della vita. Nell’ultimo film si diverte con leggerezza a parlare di tre donne che amano una persona  invisibile. Finezza, ironia, distacco e, nonostante tutto, fede nel sogno e nell’amore.

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