Al voto nel segno dellincertezza
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, in Francia non è ancora possibile definire con chiarezza chi passerà il primo turno. Se François Hollande (socialista, a destra nella foto) primeggia (con una percentuale del 29,5) sul presidente uscente Nicolas Sarkozy (fermo al 27,5, a sinistra nella foto), la differenza di due punti rientra nel possibile margine d’errore dei sondaggi. Dando uno sguardo agli altri candidati, sembra tutto molto sfumato: ci sono Marine Le Pen (Fronte nazionale, estrema destra, figlia di Jean-Marie, al 28 per cento), Jean-Luc Mélenchon (Fronte della sinistra, partito Comunista, al 26 per cento) e François Bayrou, (Centro, al 21 per cento).
Con il suo comportamento, (avvicinamento alle tesi di Marine Le Pen, legami con il mondo degli affari…) il presidente uscente ha raggiunto un tasso di malcontento record. L’insistenza con cui Sarkozy preme su temi come sicurezza, lotta all’immigrazione (e in particolare la recente stigmatizzazione dei musulmani) e così via, non corrisponde infatti alle preoccupazioni dei francesi, attualmente assillati soprattutto da disoccupazione, sanità e istruzione.
Dal canto suo, François Hollande mantiene un basso profilo, affermando che, se verrà eletto, sarà il presidente di tutti i francesi. Tuttavia, la volontà della popolazione di votare per lui è fragile: non è basata su una scelta ponderata, ma sul rifiuto di votare Sarkozy.
Marine Le Pen basa, invece, ha incentrato la campagna elettorale sul contrasto all’Europa e all’euro, lottando per far sì che materie come alloggi, sanità e sussidi sociali restino di competenza nazionale.
Non sono poi mancate due sorprese. Innanzi tutto Jean-Luc Mélenchon, deputato socialista europeo, che ha ridato vigore al vecchio partito Comunista ormai in declino grazie ad un linguaggio semplice e diretto, creando il Fronte della sinistra, raccogliendo svariate migliaia di sostenitori che hanno fatto la gioia delle televisioni, e superando nei sondaggi, anche se temporaneamente, Marine Le Pen.
L’altra sorpresa è la bassa percentuale raggiunta nei sondaggi da François Bayrou (Movimento per la democrazia–MoDem). Nonostante raccolga molti consensi, sia personalmente che con il suo programma, è infatti fermo in quinta posizione : evidentemente gli obiettivi che ritiene « realistici » non a tutti sembrano realizzabili.
E davvero difficile che uno dei candidati riesca ad essere eletto al primo turno. La partita, quindi, si giocherà al secondo turno, quando diventeranno indispensabili gli “apparentamenti” con gli altri candidati e le astensioni. A proposito del secondo turno, in base alle intenzioni di voto i sondaggi danno Hollande vincente con un ampio margine (circa il 56 per cento) su Sarkozy (che si fermerebbe al 44 per cento). Forse si spiega da questi numeri il motivo per cui, vecchi ministri dell’attuale presidente, hanno dichiarato che voteranno Hollande : forse temono che la “barca” su cui hanno navigato finora possa affondare?
Si capisce anche l’importanza, a questo punto, dei candidati minori, che cominciano ad essere molto “corteggiati” dai colleghi più quotati. Esistono infatti altri cinque aspiranti presidenti: Eva Joly (Europa ecologia-i Verdi, al 2 per cento), due esponenti di estrema sinistra, Nathalie Arthaud (Lotta operaia, sotto l’1 per cento) e Philippe Poutou (Nuovo partito anticapitalista, all’1 per cento), e Jacques Cheminade, che punta su un mondo libero dalla finanza senza scrupoli, « senza la City e senza Wall Street » (sotto l’1 per cento).
All’estero si pone spesso la questione del voto dei cattolici. Da una decina di anni, i cattolici sono consapevoli che nessun partito rispecchia pienamente le istanze evangeliche. Si sa, comunque, che storicamente i cattolici votano più a destra, mentre i protestanti preferiscono la sinistra, ma la realtà è molto fluttuante. A questo proposito, il progetto di Hollande sulla legalizzazione dell’eutanasia sta scatenando molte discussioni. Bisogna infine dire che il numero dei cattolici praticanti non è molto numeroso per poter essere particolarmente influente. Nonostante ciò, in tutti quei partiti in cui ci sono dei cristiani che lavorano per vivere il Vangelo in politica, il vantaggio è per tutti.