Al via tra le polemiche la Confederations Cup 2013
È la prova generale in vista del grande evento. Un’occasione d’oro per gli sportivi brasiliani, cresciuti a pane e "futebol", e per alcune delle Nazionali più forti al mondo, intenzionate a dare un primo segnale alle avversarie. Ma la Confederations Cup, vero e proprio antipasto della Coppa del Mondo, non è iniziata sotto i migliori auspici, perlomeno fuori dal campo.
I fischi ai “simboli del potere” – il presidente brasiliano Dilma Rousseff e il numero uno della Fifa, Joseph Blatter – rispecchiano perfettamente il sentimento di tanti, la distanza tra chi governa e chi è governato: i casi di corruzione che hanno coinvolto numerosi protagonisti della scena politica brasiliana non si dimenticano nemmeno di fronte a un pallone e a un rettangolo verde. Così, il discorso inaugurale della manifestazione si è rivelato un vero e proprio fiasco, col capo supremo del calcio internazionale ad appellarsi – invano – al fair play dei tifosi verdeoro e con la seconda donna più potente al mondo (stando alla recentissima indagine della rivista americana Forbes) a limitarsi a un «dichiaro ufficialmente aperta la Confederations Cup Fifa 2013».
Ma in tutto questo cosa c’entra il calcio? C’entra, eccome, se si pensa che – ad esempio – la ricostruzione dello stadio in cui Blatter e la Rousseff sono stati sonoramente fischiati, il Mané Garrincha di Brasilia, è costata un miliardo e duecento milioni di reais (oltre 400 milioni di euro), investimento obiettivamente inaccettabile per una città praticamente priva di club di alto livello, a meno che non si consideri la serie C brasiliana un campionato di prim’ordine. C’è il timore, insomma, che gran parte del denaro utilizzato per i Mondiali 2014 non porterà importanti benefici alla popolazione, e le manifestazioni di protesta organizzate negli ultimi giorni in varie città del Paese (alcune delle quali, purtroppo, sfociate in episodi di violenza) sono destinate ad accompagnare il lungo conto alla rovescia.
Fortuna che, in campo, i primi tre match della Confederations Cup hanno regalato gol e spettacolo, con alcuni dei campioni più attesi – da Neymar a Pirlo, da Balotelli a Suárez, da Pedro a Paulinho – già protagonisti con le maglie delle loro Nazionali. Riusciranno, questi grandi campioni, a far dimenticare problemi e proteste? Forse sarebbe meglio di no.
Paolo Candeloro