Al Settecolli batte il cuore degli azzurri

Passerella romana per molte stelle del nuoto mondiale. Protagonisti anche gli italiani, pensando alle Olimpiadi. Ma non solo…
Trofeo Settecolli

Neanche il primo caldo davvero asfissiante di questo 2012 ha scoraggiato gli appassionati di nuoto accorsi in massa a Roma per assistere alla 49ª edizione del Trofeo Settecolli, ultimo importante meeting internazionale di questa disciplina prima dei Giochi di Londra.

 

D’altronde, ne valeva davvero la pena. C’erano campioni olimpici come il brasiliano Cesar Cielo, l’uomo più veloce al mondo di sempre in piscina, che si è imposto nei 50 stile libero, la sua distanza preferita. C’erano primatisti mondiali e campioni del mondo come il ranista sudafricano Cameron Van der Burgh, che nei 100 rana ha preceduto per soli quattro centesimi di secondo il nostro Fabio Scozzoli, campione europeo e vicecampione del mondo in carica su questa distanza. E c’erano tanti altri protagonisti del panorama natatorio internazionale, in rappresentanza di 39 diverse nazioni, che hanno dato vita tra le corsie dello Stadio del nuoto del Foro Italico a un ghiotto antipasto di molte delle sfide che vedremo tra poco più di un mese nelle gare a cinque cerchi.

 

Tra i risultati di maggior rilievo di questa edizione del meeting romano spiccano in particolare le prestazioni dei due dorsisti giapponesi Ryosuke Irie e Aya Terakawa (entrambi vincitori sia nei 100 sia nei 200 metri), e dell’olandese Ranomi Kromowidjojo, una ragazza di ventuno anni specializzata nello stile libero, candidata a ritagliarsi un ruolo da stella di prima grandezza a Londra. Intanto, a Roma, Ranomi ha dominato sia nei 50 che nei 100 metri, superando nettamente alcune delle sue principali rivali nella corsa all’oro olimpico grazie a dei riscontri cronometrici davvero rilevanti, soprattutto tenendo conto che in questa fase della stagione i nuotatori sono “sotto carico”, in quanto stanno finalizzando la preparazione proprio in vista delle Olimpiadi.

 

Ma se in questo Settecollihanno ben figurato anche altri atleti, come il polivalente ventenne sudafricano Chad Le Clos (vincitore dei 100 e 200 farfalla e terzo nei 200 misti), chi ha davvero acceso l’entusiasmo del pubblico presente sono stati, neanche a dirlo, gli atleti di casa.

 

Per i nuotatori azzurri, nell'insieme buone prestazioni, con 6 vittorie e un bottino complessivo di 17 medaglie. Da un punto di vista puramente cronometrico il risultato migliore l’ha forse ottenuto Luca Marin, già argento mondiale nel 2005 e bronzo nel 2007, che aggiudicandosi i 400 misti in 4’12”04 (sesta prestazione mondiale stagionale), si è qualificato dopo un anno a dir poco “travagliato” per la sua terza Olimpiade.

 

Gli applausi hanno però raggiunto il picco massimo di decibel per le performance della ritrovata romana Alessia Filippi, terza nei 200 dorso, e della “divina” Federica Pellegrini, che aggiudicandosi i 200 e i 400 stile libero, le due specialità in cui è primatista del mondo, ha messo momentaneamente a tacere chi non la considera attualmente in grado di poter competere ai massimi livelli, soprattutto nella distanza più lunga. Federica è un talento purissimo, una campionessa che negli ultimi otto anni ci ha abituato “troppo bene”, vincendo un po’ tutto quello che c’era da vincere (europei, mondiali e Olimpiadi), ed è certamente su di lei che vanno riposte le maggiori speranze di aggiudicarci una medaglia d’oro in questo sport ai Giochi di Londra.

 

Il problema è che spesso ci si dimentica che questi atleti in fondo sono pur sempre dei ragazzi (Federica non ha ancora compiuto 24 anni), ragazzi che quando diventano “campioni” vengono sottoposti a una pressione pazzesca da parte dei media, che li vogliono sempre vincenti. Così, è bastata una piccola flessione in occasione dei recenti campionati europei, dove la Pellegrini non ha brillato nei 400 metri ma ha pur sempre vinto l’oro nei 200, perché su di lei piovessero dubbi e critiche.

 

«Io non so proprio come darvi la certezza che a Londra potrà andare tutto liscio, perché questa certezza non è possibile averla. Penso che dopo tutto quello che ho fatto per questo sport posso permettermi di sbagliare una gara o di essere semplicemente stanca: non sono un computer», si è sfogata Federica in questi giorni. Nonostante ciò, l’abbiamo poi vista sorridente sul podio, dove si è presentata indossando una maglietta particolare. La Pellegrini, insieme a altri atleti della nazionale italiana, ha infatti aderito a un’iniziativa denominata “Uniti si può”.

 

L’iniziativa, nata dall’idea di alcuni nuotatori azzurri, tra cui Marco Orsi, Mirco Di Tora e Sebastiano Ranfagni, e sostenuta dalla Federazione italiana nuoto, ha avuto lo scopo di dare un supporto pratico, oltre che ideale e morale, alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto. Tra i più sensibili all’iniziativa anche l’astro nascente nel nuoto italiano, il diciassettenne Gregorio Paltrinieri, ragazzo di Carpi e vincitore a Roma nei 1500 stile libero, i cui parenti sono stati costretti a lasciare la loro abitazione a causa del sisma.

 

Durante il meeting è stato così allestito uno stand dove sono state vendute agli spettatori delle magliette autografate dai nostri campioni, il cui ricavato andrà appunto in un fondo a favore di chi è stato così brutalmente ferito dal terremoto. Non solo, alcuni atleti italiani hanno contribuito ancor più concretamente devolvendo il premio incassato per il piazzamento ottenuto durante il meeting. Eh sì, perché molti dei nuotatori azzurri per cui faremo il tifo a Londra (la rappresentativa del nuoto sarà insieme con quella dell’atletica leggera la più numerosa) sono anche ragazzi dal cuore d’oro.


Foto di Giovanna Santoro

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