Al servizio o al potere
Tre fatti e un filo conduttore che, in qualche modo, li accomuna pur nella loro diversità e nel differente impatto. Il primo: la morte di papa Benedetto. Solo la storia ci dirà la grandezza di quest’uomo di Dio, che certo non rimarrà negli annali solo per il gesto coraggioso delle sue dimissioni, anche se ai più appaiono come l’atto più rivoluzionario del suo ricco pontificato. Ne parliamo nell’inchiesta alle pagine seguenti. Qui, quelle dimissioni ci aiutano a capire quanto sapersi fare da parte non sia un atto di debolezza, ma di estremo coraggio e forza, in ubbidienza ad un dettame interiore sul quale nessuno, dall’esterno, può intervenire.
E ci agganciamo al secondo fatto successo in quest’ultimo periodo: le dimissioni della premier neozelandese Jacinda Ardern. «Sto per entrare nel sesto anno di governo e, in ognuno di questi anni, ho dato tutta me stessa». Non si può, né si deve guidare un Paese «se non si ha il serbatoio pieno, oltre a un po’ di riserva per le sfide inaspettate», ha aggiunto in una conferenza stampa a sorpresa in cui, oltre ad annunciare il suo ritiro dalla vita politica, ha dichiarato di volersi sposare e di dedicarsi con più disponibilità di tempo alla figlia.
E veniamo al terzo fatto. All’Angelus del 15 gennaio papa Francesco, traendo spunto dal Vangelo del giorno che parla di Giovanni Battista, sottolinea lo spirito di servizio che portò il precursore a farsi da parte per additare in Gesù il Messia atteso. «Il Battista ci insegna una cosa importante – sottolinea Francesco –: la libertà dagli attaccamenti. Sì, perché è facile attaccarsi a ruoli e posizioni, al bisogno di essere stimati, riconosciuti e premiati. E questo, pur essendo naturale, non è una cosa buona, perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza vantaggi per sé». E raccomanda la capacità di farsi da parte, di rifuggire da protagonismi, da comportamenti che legano le persone a sé (dai sacerdoti con i fedeli ai genitori con i figli), ma, piuttosto, di accompagnare quelle persone nell’amicizia con Gesù e nella crescita umana.
Tre flash che nascondono, dietro un’apparente debolezza, una grande forza. Perché rinunciare ad un compito è, probabilmente, sinonimo di avere altri interessi, altre aspirazioni e, soprattutto, la dimostrazione di averlo svolto come un servizio e di non essere rimasti intrappolati in un incarico, finito il quale, finisce tutto. Questione di servizio o di potere, insomma!
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