Al lavoro per il nuovo ponte
I primi impalcati del nuovo ponte sono già a Genova. Arrivati dagli stabilimenti di Fincantieri di Castellammare di Stabia. L’arrivo di tutti gli altri pezzi si concluderà a settembre con 60 trasporti eccezionali. Oggi lunedì, il primo pezzo sarà trasferito dalla banchina del porto sul cantiere del nuovo ponte. «Sarà un ponte bello. Bello com’è intesa la bellezza a Genova. Un ponte molto genovese. Semplice, ma non banale. Un ponte di acciaio, sicuro e durevole». È la promessa del progettista l’architetto Renzo Piano. Demolizione e costruzione vanno di pari passo.
Venerdì, con l’implosione del ponte Morandi, Genova si è tolto un peso. Come se quel nodo alla gola rimasto lì a ricordare le 43 vittime del 14 agosto 2018 non volesse essere rimosso. Ma ora non c’è più e le vittime continueranno ad essere ricordate e celebrate soprattutto con il nuovo ponte. Ora si lavora per rimuovere i detriti. Il sindaco promette che entro il 15 agosto saranno tutti sistemati. Restano da smontate le pile 8 e la 1 e la 2, operazione che avverrà entro la fine di luglio.
Entro la quarta settimana di luglio, poi, sorgeranno già, sullo skyline della val Polcevera, le pile nuove: la 9 è già alta 5 metri. Già sono state fondate otto pile sulle diciotto finali. Si lavora alacremente in tutte le direzioni. Il problema grosso restano le macerie, come ci fa notare in Presidente del municipio di Bolzaneto e Val Polcevera, Federico Romeo, accompagnandoci lungo l’area interessata dall’implosione. Lui venerdì, quando il ponte è stato fatto esplodere, era tra le strade del suo municipio con la sua gente. E ora è nuovamente qui: la polvere è ancora tanta, le strade sono chiuse e alcune case hanno bisogno di riparazioni.
«Adesso è urgente portare via le macerie, anche se non si sa ancora dove andranno». Romeo ci mostra un elenco di trenta strade, da Certosa a Borzoli, da lavare urgentemente: la sua richiesta all’Osservatorio per la Salute del cantiere del Morandi, ha ottenuto l’immediato intervento. Sono state lavate con attenzione. «Ma avremo ancora il problema delle polveri: quando rimuoveranno le macerie, quando le sposteranno».
E poi ancora riguardo la viabilità: «Ho bisogno di vedere il piano di mobilità rispetto all’andamento del cantiere per ora non lo abbiamo visto, ed è urgente ci sia – ricorda Romeo –. Via Porro come via Fillak sono chiuse e piene di macerie, ci vorranno diverse settimane per poterle liberare. Abbiamo urgenza di una strada che colleghi Certosa, perché il quartiere nuovamente isolato come era lo scorso il 15 agosto».
Romeo è un presidente deciso, concreto. Non sta in pace e non lascia in pace nessuno: nessuno di quelli che sono preposti a far sì che il suo Municipio torni presto alla normalità. Intanto s’avvicinano persone, sono gli abitanti di un palazzo che erano stati fatti evacuare e che ora riprendono la vita nella normalità. Lo ringraziano, gli stringono la mano. Intanto arriva una telefonata dopo l’altra. I problemi sono davvero tanti e lo saranno ancora per parecchio. Ma c’è la speranza che tutto torni come prima. Anche se quelle pile e quell’impalcato che solcavano via Fillak ora non ci sono più. «quasi ci mancano», dice qualcuno. Ma Marisa con un tubo dell’acqua indirizza il gesto sulle persiane delle sue finestre ancora chiuse. Anche questo dice il desiderio di continuare a vivere.