Al Festival “FotoGrafia” protagonista la madreterra

Fino al 23 agosto la capitale ospita, al Macro di Testaccio, lavori indediti di importanti fotografi
alec south

Ancora pochi giorni, fino al 23 ottobre, per visitare negli spazi romani del MACRO al Testaccio il festival “FotoGrafia”. Giunto alla sua decima edizione, il Festival Internazionale di Roma – con l’obiettivo di promuovere la fotografia contemporanea nelle sue diverse forme e linguaggi e di valorizzarne i talenti emergenti a livello nazionale ed internazionale – ha come tema “Motherland”, madre terra: spunto che intende stimolare un’analisi del rapporto tra terra ed identità, territorio e valori, radici e complessità del vivere contemporaneo, con un’attenzione particolare alla nostra penisola che quest’anno festeggia i suoi primi 150 anni d’unità.

 

Il Festival, diretto da Marco Delogu, affronta il particolare rapporto che si crea tra la fotografia e il territorio nell’accezione più profonda, basata su un’analisi della forte relazione tra gli autori e l’appartenenza a un luogo e, in molti casi, l’identificazione stessa. Ognuno risponde a suo modo: indaga terre di sua appartenenza, vecchie o nuovissime, grandi o piccole, reali o virtuali, con una documentazione assolutamente personale, frutto della propria vita e della necessità di tornare o di allontanarsi.

 

“Motherland” è un tema indagato e diffuso nella fotografia e la mostra lo ricerca oggi in relazione alla creazione di sempre nuove identità in un mondo ormai completamente esplorato e tecnologizzato dove però ritorna molto forte il bisogno di indagare nuove “terre”, cercare la propria terra. Ciò è visibile attraverso i lavori mai esposti in Italia di importanti fotografi, quali Alec Soth, Tim Davis, Guy Tillim, David Spero, Leonie Purchas, David Farrell, Tod Papageorge, Paolo Ventura, Antonio Biasiucci, Anders Petersen e Guido Guidi. Inoltre, come ogni anno, è stato affidato ad un importante fotografo internazionale di ritrarre Roma in totale libertà. Quest’anno è stato presentato il lavoro di Alec Soth La belle dame sans merci. Il titolo prende spunto da un verso di John Keats che ha ispirato il lavoro del fotografo americano, universalmente riconosciuto come uno dei grandi protagonisti della fotografia on the road praticata da Walker Evans, Robert Frank e Stephen Shore.

 

A latere altre tre mostre dal titolo “Wherever I lay my camera down is home”: il lavoro di cinque fotografi che hanno realizzato opere sul bisogno di trovare asilo; “Datascapes”, che mette a confronto il lavoro di due artisti, Mathieu Bernard-Reymond e Rick Silva, che da anni si sforzano di interpretare e dare senso al “panorama informativo” contemporaneo; e “The place where I belong”, il lavoro di quattro fotografi alla ricerca della propria identità nelle rispettive madrepatrie.

 

Il festival ha propaggini in altri luoghi della capitale che potete trovare nel sito www.fotografiafestival.it

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