Al festival c’è voglia di bellezza

Ha aperto i battenti la 66sima edizione della kermesse francese, quest'anno la giuria è presieduta da Steven Spielberg. Tra i primi film proiettati, Il grande Gatsby con Leonardo di Caprio
Film Il grande Gatsby con Leonardo di Caprio

C'è voglia di bellezza a Cannes? Sembra proprio di sì a giudicare dal film italiano – l’unico- in concorso, ossia La grande bellezza, di Paolo Sorrentino e anche per il film che ha aperto ieri l’edizione numero 66 ed è già sullo schermo mondiale, Il Grande Gatsby: un proclama di estetica glamour.

Diciamo subito che il film è piaciuto a metà. L’ennesima rivisitazione del testo di Scott Fitzgerald del 1925 ha visto confronti forse inappropriati con il passato, cioè le quattro volte del film “letterario” (1926,1949,1974,2000), primo fra tutti quello del 1974 con protagonista – fin troppo patinato, per la verità – Robert Redford. Per non parlare della tivù che nel 2000 ci riprova con un movie targato Toby Stephens con Mira Sorvino.

L’edizione 2013 dal celebre romanzo conta sulla presenza di un cast attoriale di prim’ordine, Leo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, solo per citarne alcuni. E se è vero che il divo Leo spopola di fronte ai colleghi con la sua “presenza” formidabile, la credibilità assoluta e le phisique du role dei suoi magnifici 38 anni – a fronte di un Maguire spesso stralunato-, resta altrettanto vero che il filmone di due ore è un gran bel vedere, uno spettacolo in 3 D, un sofisticatissimo ingranaggio di effetti speciali e di ricostruzioni ambientali perfette, che però non aumenta l’emozione, ma resta imprigionato nella sua splendida glaciale bellezza perfetta.

È il trionfo dell’estetismo, che vola dalle belle ricche case ai poveri operai anneriti dal fumo, dal grande Leo vestito come un sofisticato dandy anni venti, alle follie musicali – hip hop e non jazzistiche però -, al presentare i l sogno americano di arrivare al successo e alla gloria anche per i poveracci come Gatsby. Il quale resta sospeso tra verità e finzione, ed il film purtroppo non approfondisce questo interessante aspetto della sua personalità, mentre la storia d’amore appare come una sorta di film nel film, una lunga parentesi che si apre sugli scenari in cui la cura della messinscena rallenta il ritmo narrativo, omaggiando la stupenda fotografia che ama primi e primissimi piani, feste straordinarie di gruppo, fasto e glamour.

Lo spettacolo è grandiosamente barocco, piacerà e incasserà. Ma la speranza che pure aleggia nel film è purtroppo spesso messa in sordina dall’esuberanza del melodramma e da quest’ultimo punto di vista il lavoro diretto da Baz Luhrmann può dirsi riuscito.

Detto questo, il festival va avanti. 20 i film in concorso, fra cui lavori di Soderbergh, Valeria Bruni-Tedeschi, Polanski, Ozon, i fratelli Coen. La giuria presieduta da Spielberg avrà un gran da fare a scegliere il migliore. Per l’Italia, un posto nella sezione Un Certain Regard per Miele di Valeria Golino, in buona compagnia, fra l’altro, con As I Lay Dying di James Franco e The Bling Ring di Sofia Coppola.

Tutto fino al 26 maggio nel caleidoscopio francese, dove la mescolanza di generi diversi – dal trhiller al melodramma, dalla commedia alla storia, al poliziesco, al poetico – sembra dire che il cinema sta cercando una nuova strada. E un nuovo tipo di bellezza. Ci riuscirà?

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