Al Festival Aperto torna Maguy Marin

La coreografa, icona della nouvelle danse francese, firma "Salves": quando la rabbia vince ancora sulla disperazione
salves

Tutto inizia in silenzio. Una ballerina, dai gesti leggeri, sembra misurare lo spazio con un filo invisibile. Invita gli altri ballerini seduti nello stanzone polveroso di una casa diroccata, ad unirsi, uno dopo l’altro, in maniera da essere tutti collegati da quel filo. Poi la rottura. E quella tavola pian piano successivamente apparecchiata, presto si trasformerà in bolgia. Capofila della “nouvelle danse” francese degli anni Ottanta, attiva da oltre 30 anni sulle scene internazionali, Maguy Marin non rinuncia al ruolo di anticonformista e coreografa-contro, che ama mettersi in discussione e ricominciare da capo. Nata a Tolosa da genitori spagnoli fuggiti in Francia ai tempi della Guerra Civile, Maguy Marin cambia vita. Lascia il Centre Choréografique National di Rilleux-La-Pape, nella difficile periferia lionese, e si ripropone con una compagnia indipendente (e alla fine del 2011 creerà un nuovo spettacolo per il Balletto dell’Opéra di Lione con il quale ha già dato vita a due memorabili successi mondiali: Cendrillon e Coppélia).

 

Il nuovo spettacolo Salves si apre in maniera quasi impenetrabile, tra lampi di luce che squarciano il buio della scena, permettendo al pubblico di intravedere piccoli accadimenti: corse senza scopo apparente, incontri o scontri tra i personaggi, scene di vita quotidiana… Poi il ritmo cresce, e si arriva al finale, incalzati dalla straordinaria capacità di Marin di costruire grandi scene espressioniste e visionarie. La colonna sonora è un’esplosione di suoni che mescola la voce familiare di storie, frammenti di dialoghi di film (di Elvis Presley, di Fellini), il rumore ripetuto di spari, creando un caos che ci disorienta. Perché non si è più sicuri di niente. Le situazioni si susseguono ad un ritmo vertiginoso, con un montaggio nervoso, quasi cinematografico, scandito anche da scene divertenti fino all’assurdo e al grottesco. Spettacolo manifesto, Salves mostra la rabbia e la voglia di resistere per superare la disperazione, risalire le tenebre, e raccoglie in un sol colpo il grande talento della coreografa capace di coniugare insieme in maniera magistrale senso del teatro, arte dello spazio e conoscenza del ritmo visivo e musicale. Senza mai cadere nel semplicismo o nel demagogico, ma politico nel senso forte del termine. Presentato alla Biennale della danza di Lionee osannato da critica e pubblico, “Salves” è il campanello d’allarme di un mondo malato in cui la rabbia vince ancora sulla disperazione, ma dalla quale emergono barlumi di speranza, di rinascita.

 

Salves, sabato 29 ottobre, al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, nell’ambito del Festival Aperto.

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