Al centro la famiglia
Si conclude la prima settimana di lavoro del Sinodo sulla famiglia in Vaticano. Ne ha dato conto un briefing giornaliero in Sala Stampa, con una presenza diversificata di padri sinodali. Molte le domande dei giornalisti. Contenute le risposte. Si coglie comunque la complessità degli argomenti affrontati, la pluralità delle prospettive, la differenziazione delle aree culturali per nulla globalizzate, l’elevato numero di interventi in Aula, la discussione tutt’altro che uniforme, l’elevata produzione di emendamenti all’Instrumentum Laboris nei Circoli minori. Un Sinodo in pieno processo, quindi, che richiede tutto l’impegno dei 318 partecipanti. E il direttore della Sala stampa vaticana avverte che «non vanno sopravvalutate le posizioni singole espresse negli interventi liberi e vanno distinte dai temi discussi dall’assemblea». Lavori in corso.
Temi sul tappeto. Conclusa l’analisi della prima parte dell’Instrumentum Laboris (l’ascolto delle sfide della famiglia), i padri sinodali si sono inoltrati già nella seconda parte (il discernimento della vocazione familiare) e iniziano a discutere la terza (la missione della famiglia). Argomenti quali missionarietà della famiglia, accoglienza delle famiglie ferite (proclamare il Vangelo e abbracciare le persone), indissolubilità del matrimonio (in positivo, come dono e non come giogo), formazione delle famiglie, sono alcuni dei più importanti affrontati nella quarta, quinta e sesta congregazione generale. E, ancora, la famiglia come via concreta della presenza della Chiesa nella storia; la famiglia scuola di umanità, di socialità, di evangelizzazione. Misericordia e verità (senza contrapposizione), misericordia e giustizia (vicinanza e tenerezza). Riconosciuta l’importanza di una spiritualità nella famiglia, con la preghiera, la vita della Parola, il sacramento della riconciliazione e soprattutto dell’Eucaristia. E poi la vocazione al matrimonio «visto come risposta a una chiamata di Dio, non inferiore rispetto al sacerdozio o la vita religiosa, ma ugualmente degno e importante davanti a Dio». E in relazione a tutto questo ampio risalto all’efficacia dei movimenti. Non è mancato un incoraggiamento ai giovani e al ruolo dei figli nella famiglia.
Contributi dei Circoli minori. E’ lo spazio che assicura una maggiore partecipazione e confronto diretto e immediato tra i padri nella propria lingua, e più in questo Sinodo che nel precedente. Da qui la loro rilevanza. Venerdì 9 ottobre sono state rese pubbliche le relazioni dei 13 Circuli minores sulla prima parte dell’Instrumentum laboris. Apprezzamenti e critiche, con i relativi emendamenti all’esame ora della Commissione che redigerà il documento finale. Comune a tutte le relazioni: insistere sugli aspetti positivi della vita matrimoniale testimoniati da tante famiglie che, spesso eroicamente, offrono una testimonianza autentica di grazia. Richiesta forte: esprimersi con ampiezza, chiarezza e senza equivoci sul dilagare dell’ideologia del gender,soprattutto quando diffusa o imposta da organizzazioni internazionali. Richiamo forte alla sfida delle migrazioni.Attenzione alla cura pastorale dei disabili, al ruolo dei padri e degli uomini così come a quello delle donne, con un approfondimento della natura distruttiva della pornografia e di altri abusi connessi alla tecnologia elettronica.
In più Circoli si è evidenziata una prospettiva occidentale (europea e nordamericana) nella descrizione che l’Instrumentum laborisfa delle sfide aperte dalla secolarizzazione e dall’individualismo nella società dei consumi. E si è evidenziato il dovere di riconoscere e fare un mea colpaper l’inadeguatezza del sostegno pastorale che le famiglie ricevono dalla Chiesa nel loro itinerario di fede.
L'arcivescovo Joseph Kurtz, presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha riecheggiato in conferenza stampa la preoccupazione «che il documento finale non risulti iper-preoccupato e visto con gli occhi dell'Occidente o addirittura euro-centrico, ma testimoni la ricchezza della reale esperienza della famiglia», giacché è «meglio parlare di luci e ombre piuttosto che parlare di crisi» della famiglia. E facendogli seguito, Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, ha commentato: «Io credo che quello che si sta facendo – anche il modo buono con cui si fa – sia una scuola di belle arti. Si sta cercando infatti la pittura migliore, i pennelli migliori, per poter mostrare il volto di quella che è la struttura originale della vita, che è la famiglia», e ha insistito sulla questione della migrazione e della disoccupazione.
«Il Papa ha già detto che il Sinodo non deve cambiare la dottrina, stiamo affermando e riscoprendo l’insegnamento. Il focus è la cura pastorale, come accompagnare le famiglie divise dalla guerra e dalle migrazioni, come rendere la dottrina viva in specifiche situazioni. La fede è una, ma le situazioni sono diverse, emergono serie proposte su come può essere dato più spazio alle conferenze episcopali per affrontare le proprie questioni particolari sempre alla luce della fede».
E della messa in marcia di un dinamismo nella Chiesa, a partire del Sinodo, ha parlato anche padre Javier Álvarez-Ossorio, superiore generale della Congregazione dei Sacri Cuori: «Questo, per me, sarebbe già un frutto eccellente, anche se non ci sarà alcun documento al riguardo».
«Non è più tempo di guardare soltanto ai problemi della famiglia o del matrimonio… E’ l’ora di ascoltare le diverse Chiese locali con la profondità, la bellezza e le ricchezze che esse custodiscono. Infatti, esse donano molto della loro ricchezza alla Chiesa universale», ha concluso in conferenza stampa il cardinale Baselios Cleemis Thottunkal Thottunkal, rappresentando la conferenza episcopale dell’India.
Con lunedì i lavori entrano ancor più nel vivo delle questioni. E, intanto, la famiglia, le famiglie continuano il cammino, ovunque.