Al Cantiere di Montepulciano
Drei Wasserspiele, ossia Tre giochi d’acqua, è una trilogia composta da tre episodi tratti da Three-minute-Plays dell’americano Tharton Wilder, diventata, grazie all’amburghese Detlev Glanert, un’opera lirica, rappresentata per la prima volta in Italia lo scorso 27 luglio al Cantiere. La prima parte, Leviatan, la seconda, L’angelo che muoveva l’acqua, e la terza, L’Angelo sulla nave, sono state scritte fra il 1986 e il 1995. Da noi arrivano adesso, e per fortuna!
Spettacolo fantasioso, surreale, di un intreccio fra vita e morte in cui è l’acqua la protagonista, sia essa una piscina, il mare o l’oceano. Una umanità sbandata e bizzarra, agnostica e dubbiosa, fra angeli o demoni e mostri, veleggia tra speranza e pessimismo.
È una umanità alla deriva e il mare, o comunque l’acqua, motore di vita, è anche luogo della nostalgia, della paura, della ricerca di salvezza. L’Ensemble e cantanti Hoschschule fur Musik Nurnberg, diretti da Guido J. Rumstadt con la regia di Georgios Kapoglou, hanno inventato una messinscena surreale e vivacissima, con cantanti-attori di livello e immedesimati perfettamente nei ruoli, oltre che dalle belle voci.
Fantasia, ma anche dubbio, canto sussurrato e vocalizzato, suoni fosforescenti e spiazzanti, ma mai troppo striduli per una operazione teatral-musicale dove l’insieme dei diversi linguaggi viaggia in una nuova armonia di segni, gesti e suoni. Da rivedere e risentire.
Novità assoluta quest’opera. Novità anche l’orchestra giovanile del Royal Northern College di Manchester che, guidata da uno spigliato Roland Boer, ha chiuso il Cantiere in piazza con brani da il Vascello fantasma di Wagner, Sei interludi di Britten e il terzo atto dell’Aida verdiana.
Miscuglio di artisti diversi, ma l’orchestra, specie in Verdi, se l’è cavata bene. Fra i cantanti il giovane tenore Antonio Corianò, Radames da seguire per naturalezza e freschezza di timbro (partecipa al Corso d’opera a Palazzo Contucci fino all’11/8).
Come sempre, a Montepulciano nascono anche nuovi talenti.