Aids: situazione critica

Servono nuovi farmaci e accesso alle terapie per tutti i popoli. Se ne discute alla Conferenza mondiale in Sudafrica.

Da una parte la ricerca di nuovi farmaci in grado di scovare ed eliminare completamente il virus che rimane latente; dall’altra il diritto di accesso alle cure per tutti. Si muove fra questi due filoni la quinta conferenza mondiale sull’Aids, in corso a Città del Capo, in Sudafrica.

A distanza di anni, da quando cioè nel 1981 la sindrome da immunodeficienza è entrata a far parte della letteratura medica (http://www.epicentro.iss.it/problemi/aids/aids.asp), l’accesso alle cure che via via sono state individuate è sempre stato limitato, almeno per una buona parte della popolazione mondiale.

 

Sono costosi i farmaci che servono per combattere l’Aids, una malattia che, fino ad ora, si può curare, ma non guarire. I farmaci retrovirali che hanno rivoluzionato la terapia e aumentato la sopravvivenza, infatti, riducono la presenza del virus nell’organismo, ma non lo eliminano del tutto, per quella sua capacità di annidarsi e nascondersi in qualche cellula in maniera silenziosa, fino al successivo risveglio. E poi c’è da fare i conti con la mutevolezza di tale virus, fatto questo che impone una costante ricerca di nuove medicine.

Per tutti questi motivi da diversi anni in tanti laboratori si sta studiando la messa a punto di un vaccino in grado di svolgere un’azione preventiva e terapeutica, ma siamo ancora lontani dal raggiungimento di quest’obiettivo.

 

Detto questo, rimane un dato inequivocabile il fatto che, come denuncia Medici senza frontiere, presente a Città del Capo, la riduzione dei fondi per l’Hiv/Aids e l’alto costo dei nuovi farmaci «pongono a rischio la vita di migliaia di pazienti. Mentre l’accesso ai trattamenti antiretrovirali per sette milioni di persone non ha ancora una risposta adeguata, la scarsità di finanziamenti ora minaccia ulteriormente l’estensione dei trattamenti su vasta scala». Insomma, tanto muta il virus, tanto è immobile la volontà politica e la disponibilità di chi specula sui brevetti di queste medicine.

 

Intanto nel nostro mondo occidentale, nonostante un’informazione articolata e il facile accesso a test e cure, aumenta il numero delle persone che si accorgono tardi dell’infezione da Hiv, e ciò comporta ulteriori danni al sistema cardiovascolare, a fegato e reni; oltre a una maggiore possibilità di diffondere il virus per contagio dal momento che non si sa di averlo.

In Europa i più tardivi nella diagnosi sono gli svedesi (il 45 per cento dei casi), seguiti da italiani (39 per cento), francesi (38 per cento), inglesi (33 per cento), tedeschi (30 per cento), spagnoli (28 per cento). In Italia i nuovi casi di Aids sono stimati in circa 140 mila l’anno.

 

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