Ai piedi del podio

Tania Cagnotto e Alessandra Perilli si classificano quarte rispettivamente nei tuffi e nel tiro a segno. Vittorie mancate dopo ottime prestazioni conquistate nei campionati mondiali. Si pensa già Rio 2016
Tania Cagnotto

Venti centesimi di punto. O pochi millimetri. Una vera e propria inezia, a delimitare il confine tra i desideri esauditi e i sogni infranti. Storie di medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e – in questo caso – di legno.

Un quarto posto, il secondo in questi Giochi, ha segnato forse definitivamente il destino a cinque cerchi di Tania Cagnotto. Lei, la signora italiana dei tuffi, rimasta ancora una volta ai piedi di un podio mai così stregato. Sì, perché quando vinci cinque medaglie mondiali (quattro in specialità olimpiche), chiudere il cerchio ai Giochi diventa quasi un diritto. A maggior ragione se, in tutta la stagione, dimostri di essere inferiore soltanto alle inarrivabili cinesi.

Ma la storia dello sport, a volte, è davvero crudele. Talmente crudele da relegarti ai piedi del podio per due volte nel giro di sette giorni: il bronzo è lì, lo vedi, stai per afferrarlo, ma manca sempre qualcosa. Per la precisione, due punti e 70 centesimi nei tuffi sincronizzati dal trampolino (in coppia con Francesca Dallapè) e -addirittura – la miseria di 20 centesimi di punto nella gara individuale. Una prova, va detto, non propriamente eccelsa, ma sempre in linea col tanto agognato podio. A salirci, però, è la messicana Laura Sanchez Soto (un’outsider, o poco più), e il tabù di Tania – prima italiana a conquistare una medaglia a livello mondiale – purtroppo resiste. L’abbraccio col papà-allenatore Giorgio dice tutto: è suo l’ultimo podio olimpico italiano nei tuffi (bronzo a Mosca 1980), lo sarà almeno fino a Rio 2016. E probabilmente anche oltre.

Chi in Brasile proverà a entrare nel mappamondo olimpico dalla porta principale, quella delle medaglie, sono i 32.193 abitanti della serenissima Repubblica di San Marino, scesi idealmente in pedana al fianco di Alessandra Perilli. Nella gara di fossa olimpica femminile che ha visto trionfare la nostra Jessica Rossi, con un favoloso record del mondo (99/100), è stato infatti sfiorato un altro record: il primo podio a cinque cerchi del terzo Paese più piccolo d’Europa, un’impresa che già sembrava possibile quattro anni fa a Pechino, quando Daniela Del Din – una delle favorite della vigilia – fallì la gara della vita.

Entrata in finale col quarto punteggio, la 24enne Perilli, chiuso la gara al secondo posto, ma a pari merito con la slovacca Stefecekova e con la francese Reau. Così, per definire l’argento e il bronzo si sono resi necessari i tiri di spareggio (il cosiddetto shoot off), che per una manciata di millimetri hanno infranto il sogno della Perilli proprio sul più bello: quarto posto, il miglior risultato nella storia olimpica di San Marino, ma con un po’ di delusione. «Ci riproverò a Rio», ha rilanciato la Perilli a fine gara. Un piattello per riscrivere la storia.

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