Ai margini delle nostre città
Quante volte ci è capitato di passare per le vie principali delle nostre città e notare quel cappello che nasconde un uomo ricurvo mentre domanda qualche spicciolo per campare alla giornata? Quante volte ci siamo chiesti chissà quale storia ha portato quell’essere umano a vivere in quel dato modo? Quante volte abbiamo pensato: «A me non succederà, non mi riguarda»?
Queste domande animano il libro di Gianti, il quale prova a rispondere raccontando la storia delle persone che ci passano accanto ogni giorno, ma che noi non vediamo. Il testo non parla del buon samaritano, ma di una sana e vivace curiosità, unita al desiderio di dare una mano. L’autore accende i riflettori sulla vita delle periferie. Lo stile è asciutto, senza sentimentalismo.
Le storie parlano da sole. Veniamo a conoscere l’umanità del centro storico di Genova, così come la realtà di Milano, dal sindacato Clochard alla Riscossa alla vita di Quarto Oggiaro, senza dimenticare le terre cuneesi, dalla storia di chi viene da un piccolo paesino di montagna alla lezione che si può ricevere frequentando il reparto di neurologia dell’Ospedale Civile.
Luoghi variegati, che giorno dopo giorno provocano al rischio della relazione con l’altro. L’altro che è veramente altro, poiché non è vestito come me, non è bello come me, non è bianco come me, non è ricco come me. In questo senso, il lettore deve essere disposto a lasciarsi provocare, a rischiare l’uscita da sé. Da ciò dipende il senso stesso del libro: astenersi perditempo.
Emanuele Pili