Ahmad Al-Tayyib: fermare lo spargimento di sangue
L’incontro del Grand Imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, con papa Francesco, avvenuto lo scorso 23 maggio, ha ricevuto una discreta copertura dai media, rimasta, tuttavia, inferiore al valore e alla portata dell’avvenimento. Da tempo, soprattutto in occasione di attentati e violenze terroristiche in Europa, si grida alla necessità che le autorità dell’Islam prendano posizione nei confronti del terrorismo, che sconfessino quanto accade nel nome di Allah.
Eppure, di fronte a momenti come quello dell’incontro di una delle massime autorità del mondo sunnita con il papa di Roma la risposta dei media non è stata all’altezza. Al di là della sua persona, il Grand Imam di al-Azhar rappresenta un punto di riferimento fondamentale per l’Islam sunnita. Se si tiene conto che la religione musulmana, come del resto quasi tutte le religioni ad eccezione della Chiesa cattolica, non è caratterizzata dalla presenza di una autorità riconosciuta e in grado di esprimere l’intera sequela di fedeli ed il loro credo, l’avvenimento di qualche giorno fa riveste un’importanza storica fondamentale. Il mondo sunnita, infatti, continua, sebbene non più come in passato, a guardare ad al-Azhar come punto di riferimento fondamentale, soprattutto nel campo giuridico, aspetto essenziale dell’Islam.
L’incontro fra i due leader religiosi, in questo momento della storia, ha espresso un chiaro impegno contro manifestazioni di violenza in nome della religione e la necessità di un adeguato investimento a livello educativo da parte delle religioni al fine di contribuire a formare uomini e donne che possano vivere in società plurali.
Da parte sua, al-Tayyib ha avuto modo di sottolineare il grande valore dell’incontro in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana poco dopo aver concluso l’incontro con Francesco. “Sono felice di essere il primo Sheikh di Al-Azhar che visita il Vaticano e si siede con il papa in una seduta di discussione e di intesa” ha affermato l’autorità musulmana, sottolineando il grande valore dell’avvenimento. Il senso della visita, ha chiarito, è quello di contribuire alla realizzazione della “nostra missione sacra, che è la missione delle religioni: rendere felice l’essere umano ovunque”.
Il Grand Imam non ha nascosto le difficoltà del passato. L’episodio del 2006, in occasione dell’ormai famoso discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, e l’intervento dello stesso Ratzinger a favore dei cristiani in Egitto, dopo la strage di Alessandria nel 2011, erano stati recepiti negativamente sia dal governo egiziano che dall’università cairota. Da quel momento i contatti si erano allentati e il cammino di dialogo frenato. Al Tayyib, riferendosi a questi trascorsi, ha sottolineato che al-Azhar “ha un dialogo o meglio una commissione di dialogo interreligioso con il Vaticano che si era sospeso per delle circostanze precise, ma adesso che queste circostanze non ci sono più, noi riprendiamo il cammino di dialogo e auspichiamo che sia migliore di quanto lo era prima”.
È significativo evidenziare come da parte musulmana ancora una volta sia emersa una stima profonda per papa Francesco. “La prima impressione – ha dichiarato al-Tayyib – è stata molto forte. Quest’uomo è un uomo di pace, un uomo che segue l’insegnamento del cristianesimo, che è una religione di amore e di pace”. Non solo. Il Grand Imam ha riconosciuto in Bergoglio “un uomo che rispetta le altre religioni e dimostra considerazione per i loro seguaci, è un uomo che consacra anche la sua vita per servire i poveri e i miseri e che si prende la responsabilità delle persone in generale; è un uomo ascetico, che ha rinunciato ai piaceri effimeri della vita mondana”. Proprio per questo è nato, o rinato, l’impegno a “lavorare insieme per l’umanità in questo vasto campo comune”.
A parte la stima personale mostrata nei confronti di papa Francesco, riconosciuto come vero leader religioso a livello globale, al-Tayyib ha risposto con chiarezza alle sollecitazioni riguardo ai doveri delle grandi autorità religiose e dei responsabili religiosi nel mondo di oggi. “Sono responsabilità pesanti e gravi nello stesso tempo perché sappiamo – come ci siamo detti anche con Sua Santità -, che tutte le filosofie e le ideologie sociali moderne che hanno preso in mano la guida dell’umanità lontano dalla religione e lontano dal cielo hanno fallito nel fare felice l’uomo e nel portarlo lontano dalle guerre e dallo spargimento di sangue”. È necessario, secondo l’imam di al-Azhar, che i rappresentanti delle “Religioni Divine” possano impegnarsi in maniera forte e concreta per “dare all’umanità un nuovo orientamento verso la misericordia e la pace, affinché l’umanità possa evitare la grande crisi della quale stiamo soffrendo adesso”. C’è la coscienza che la dimensione religiosa deve essere riconosciuta e rispettata, oltre che formata e nutrita perche “l’uomo senza religione costituisce un pericolo per il suo simile”. Per questo, riconosce al Tayyib, “la gente adesso, in questo ventunesimo secolo, ha cominciato a guardarsi intorno e a cercare saggi che la possano guidare nella giusta direzione”.
Un ultimo aspetto fondamentale è l’impegno che al-Azhar vuole avere in questo momento della storia, soprattutto all’interno del mondo musulmano. Si avverte, infatti, l’esigenza di un rinnovamento “dei concetti musulmani che sono stati deviati da coloro che usano violenza e terrorismo e dai movimenti armati che pretendono di lavorare per la pace”. Da parte di alcuni studiosi dell’università cairota si lavora ad identificare questi concetti sbagliati e a proporre agli studenti nelle scuole medie e superiori i contenuti corretti, dai quali questi estremisti e terroristi si sono allontanati.
Un impegno concreto, quindi, a tornare al messaggio vero dell’insegnamento religioso musulmano con lo sforzo di adeguarlo alla realtà odierna. A questo scopo si “è fondato un osservatorio mondiale, che compie un monitoraggio in otto lingue del materiale diffuso da questi movimenti estremisti e delle idee avvelenate che deviano la gioventù. E questo materiale viene oggi corretto e poi tradotto in altre lingue”. Il progetto, fra l’altro, coinvolge anche le confessioni cristiani in Egitto e si costituisce in quella che è definita la “Casa della Famiglia Egiziana”, che ha come finalità l’impegno a “dare una risposta a coloro che colgono le occasioni e aspettano in agguato per seminare disordini, divisioni e conflitti tra cristiani e musulmani”. Inoltre, esiste anche il Consiglio dei Saggi Musulmani, presieduto dallo Sceicco di Al-Azhar, che invia delegazioni di pace nelle diverse capitali del mondo e svolge un’attività importante in favore della pace e nel far conoscere l’Islam genuino.
A conclusione della sua intervista al-Tayyib ha voluto lanciare un appello al mondo intero “affinché possa unirsi e serrare i ranghi per affrontare e porre fine al terrorismo, perché credo che se questo terrorismo viene trascurato, non solo gli orientali ne pagheranno il prezzo, ma orientali e occidentali potrebbero soffrire insieme, come abbiamo visto. Pertanto questo è il mio appello al mondo e agli uomini liberi del mondo: mettevi d’accordo subito e intervenite per porre fine ai fiumi di sangue”.
Forte la sintesi finale. “Sì, il terrorismo esiste, ma l’Islam non ha niente a che fare con questo terrorismo e questo vale per gli Ulema mussulmani e per i cristiani e musulmani in Oriente. E quelli che uccidono i musulmani, e uccidono anche i cristiani, hanno frainteso i testi dell’Islam sia intenzionalmente sia per negligenza”.