Agire etico e legalità. Se ne parla a Benevento
“Le regole del gioco – il gioco delle regole”, un titolo che è anche un manifesto per i duecento partecipanti ad una scuola di agire etico finalizzata al bene della persona e alla ricerca del bene comune, seconda tappa di un cantiere di legalità che ha visto Benevento casa di questi operai provenienti da tutta Italia.
In cattedra non salgono solo esperti ma testimoni, cittadini attivi che sul campo della legalità si spendono quotidianamente in un quartiere della Napoli storica o a Caserta, dove un imprenditore non cede alle richieste di estorsione nonostante un padre ucciso dalla camorra. Poi c’è il mondo della sanità, dove sono i cittadini ad aprire un varco nella mentalità clientelare che sostituisce un favore al diritto. Infine i giovani che a partire da alcune attività su un territorio complesso, come quello del quartiere di Scampia, hanno dato vita ad un progetto che ha messo in rete varie associazioni già operanti da tempo nella zona.
Il quadro è stato completato da una serie di esperienze significative e variegate: la proposta di cittadinanza attiva in un quartiere della Napoli storica, o la testimonianza di un imprenditore casertano, al quale nel 1985 fu ucciso il padre dalla camorra. E ancora: il lavoro di ricostruzione etica, culturale e sociale in un quartiere ad alto rischio criminalità; l’azione di singoli cittadini che hanno contribuito a cambiare una mentalità clientelare nel mondo della sanità. Alcuni giovani presenti al convegno hanno fatto il punto sulle attività nel quartiere Scampia di Napoli e su una serie di iniziative tese a riaffermare il senso della legalità, impegno che unisce le proprie forze a quelle di adulti competenti e di associazioni operanti sul territorio.
«Siamo immersi in un mondo che mostra ferite e malattie di varia natura, un mondo, per questo, da amare, nella ricerca condivisa di soluzioni alle tante problematiche in cui ci sentiamo coinvolti quotidianamente», sono espressioni che in diversi toni ricorrono sulla bocca dei partecipanti. «Un amore da declinare con la fedeltà agli impegni presi: il rispetto dell’altro, l’onestà, la giustizia».
Si è entrati anche nelle criticità della doppia morale: si partecipa ad incontri, ci si dichiara cattolici ma alla fine si cerca la raccomandazione o non si dichiara interamente il reddito, perché la coscienza è sempre più fragile ed esposta alle manipolazioni.
Anche la psicologia è scesa in campo con il dottor Franco Ventura che ha voluto analizzare i pregi e i difetti di chi vive a sud di Roma. La mentalità individualista, l’idea di uno stato “padre padrone” che imponeva leggi di cui il popolo spesso non capiva le ragioni e il ripetersi di interventi a favore del Mezzogiorno per far sentir protetti i cittadini hanno ingenerato verso la pubblica amministrazione comportamenti predatori o di protezione verso i propri interessi. Da qui le imprese che per stare sul mercato evadono e i dipendenti che faticano a a sentirsi parte attiva e custodi di un valore, appunto l’impresa, che dovrebbe operare per il bene sociale.
«A volte la legge può sembrarci ingiusta – continua l’avvocato Orazio Moscatello -, ma non basta dire: io non ce la faccio quindi evado. Bisogna invece accrescere la nostra partecipazione di cittadini alla vita pubblica e istituzionale. Far circolare testimonianze positive di chi opera legalmente rafforzano i comportamenti positivi e stimolano ad elaborare idee e a promuovere iniziative utili per il territorio». Il buon esempio scatena pur sempre un circuito virtuoso, educa ad un comportamento più responsabile, facilita il dialogo interpersonale e porta – quando necessario – a denunciare.
La conclusione dell’appuntamento ha sottolineato l’importanza dell’apporto personale al bene comune. Non si sono prospettate facili soluzioni a buon mercato, né si è implorato un risolutore dall’alto, sono invece emersi due punti forza: la comunità attiva e la fiducia che si può voltare pagina non solo per il Meridione ma per l’Italia.