28 anni senza Paolo Borsellino, ancora in cerca di verità

Il 19 luglio del 1992, dopo circa due mesi dall'attentato al giudice Giovanni Falcone, fu ucciso dalla mafia anche il magistrato Paolo Borsellino insieme ai 5 agenti della sua scorta. Il suo ricordo è ancora vivo nel cuore degli italiani. La commemorazione della strage di via D'Amelio sarà trasmessa in diretta streaming sul sito www.19luglio1992.com
La scena dell'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta (AP Photo/ Files)

Non ci sono grandi manifestazioni esterne. Il Covid-19 non lo consente. Gli eventi per commemorare Paolo Borsellino ed i cinque agenti della scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincelìnzo Li Muli, Walter Cosina) scelgono una via minimal nella forma, ma non nei contenuti.

Paolo Borsellino rimarrà nella mente e nel cuore dei siciliani e degli italiani, simbolo di una battaglia difficile contro la criminalità organizzata che, soprattutto alla fine del secolo scorso, negli anni ’80 e ’90, fece innumerevoli vittime tra i magistrati e tra i membri delle forze dell’ordine. Ma che, in alcuni casi, non risparmiò anche politici ed altri esponenti di spicco.

Nel 1983, un’autobomba uccise il consigliere istruttore di Palermo. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano lavorato con lui fianco a fianco. La sua eredità venne raccolta da Antonino Caponnetto, un magistrato ormai anziano che lasciò la tranquillità della sua Firenze per accettare il difficile incarico a Palermo. Con Caponnetto, il coordinamento delle indagini, cui aveva lavorato Chinnici, si rafforza e nasce il pool antimafia.

Falcone e Borsellino ne sono gli esponenti di spicco. Entrambi palermitano, cresciuti nei quartieri popolari, pressoché coetanei (Giovanni era di qualche mese più anziano di Paolo), conoscevano bene la città ed avevano imparato a conoscere anche le metodologie e i riti della mafia. Ma soprattutto i suoi interessi.

Grazie al loro lavoro arrivarono i primi pentiti importanti (Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno) poi via via tutti gli altri. Con loro si erano aperti degli squarci nell’organizzazione mafiosa. Venne istruito il primo maxiprocesso contro la mafia che, proprio per il numero degli imputati e per garantire meglio le condizioni di sicurezza, venne ospitato nell’aula bunker del carcere Ucciardone.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1990 (AP Photo/Alessandro Fucarini, File)
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1990 (AP Photo/Alessandro Fucarini, File)

Falcone e Borsellino erano diventati i nemici di Cosa Nostra. L’ala stragista decise per l’uccisione. Le prove generali ci furono un anno prima, con il fallito attentato dell’Addaura, ai danni di Giovanni Falcone, che miracolosamente venne sventato. Nel 1992, però, Cosa Nostra colpì: il 23 maggio uccise Falcone, il 19 luglio fu la volta di Borsellino.

Da quelle auto sventrate in via D’Amelio sparì l’agenda rossa di Borsellino, da cui il giudice non si separava mai. Non fu più ritrovata. Lì forse c’erano gli ultimi appunti su ciò che il magistrato aveva scoperto. Gli anni successivi furono controversi. Il primo processo Borsellino fu costruito sulla base delle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino e resistette a tutti i gradi di giudizio. Ma solo qualche anno dopo, con il pentimento (vero) di Gaspare Spatuzza venne fuori un’altra verità ed il processo Borsellino ricominciò ex novo. Su altre basi e con altri imputati.

Sono passati 28 anni, le ferite non si sono rimarginate. Paolo Borsellino ne parlò in pubblico nel giugno 1992, un mese prima di morire. Oggi, un nuovo scandalo investe il CSM con il Caso Palamara. Si dimostra, ancora una volta, che la corruzione che attraversa il Paese non ha risparmiato i giudici. Urge una riforma, che sottragga il più possibile il Csm al controllo deleterio della politica (tramite la nomina dei giudici cosiddetti “non togati”). Anche su questo, il Parlamento, che finora ha tergiversato, dovrà dire una parola chiara. E potremo comprendere in quale direzione sta andando il paese.

Nell’anno del lockdown le manifestazioni per Borsellino saranno ridotte. Il movimento Agende Rosse terrà un presidio permanente in via D’Amelio. Gli altri eventi, tutti on line, daranno la possibilità di riflettere sulla situazione attuale oggi in Sicilia, per fare il punto sulla lotta alla criminalità. Saranno trasmessi in diretta streaming sul sito www.19luglio1992.com.

Si comincia al mattino, dalle 10,30 alle 12, con ‘Viaggio nella Costituzione’. I giovani dialogano sui primi dodici articoli della Costituzione italiana con:
– Alessandra Agostino, Professoressa di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino
– Gaetano Azzariti, Professore di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Modera l’incontro Carmen Duca (Movimento Agende Rosse)

Nel pomeriggio, dalle 15,30, sarà presentato il video ‘Nuove ipotesi sul furto della Agenda Rossa’ (a cura di Angelo Garavaglia Fragetta del Movimento Agende Rosse).

Alle 16,58, data dell’esplosione dell’ordigno che squarciò le vetture del magistrato e della sua scorta, si osserverà un minuto di silenzio. Il Fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, leggerà la poesia ‘Giudice Paolo’ di Marilena Monti.

Alle 17,10 è previsto il collegamento con la ‘Casa di Paolo’ (via della Vetriera, Palermo).

Alle 17.30 sarà presentato il dossier ‘Mafia e giustizia nella provincia di Messina’ curata da Federica Fabbretti (Movimento Agende Rosse).

Dalle 18 alle 20, un appuntamento di rilievo che guarda all’oggi, alla legislazione attuale: Cedimenti nella legislazione antimafia: riforme necessarie o inammissibili benefici per la criminalità mafiosa?. Si tratta di un incontro-dibattito su recenti sentenze in materia di ‘carcere duro’ ed ‘ergastolo ostativo’ per detenuti di criminalità organizzata. Perché sulla legislazione antimafia non sono possibili dei cedimenti. Intervengono:
Sebastiano Ardita, magistrato e membro del Consiglio Superiore della Magistratura.
Marco Patarnello, magistrato presso il Tribunale di Sorveglianza di Roma.
Fabio Repici, avvocato. Modera l’incontro Giorgia Oppo (Movimento Agende Rosse).

L’incontro sarà carico di attese per i possibili nuovi scenari (o nuove ipotesi) a proposito dell’ormai celebre “agenda rossa” di Borsellino, da cui il giudice non si separava mai e che non venne mai ritrovata.

Paolo Borsellino sarà ricordato anche a Marsala, città dove fu procuratore capo dal 1986 fino a marzo 1992 quando, a pochi mesi dalla morte, tornò a Palermo come procuratore aggiunto, insieme all’allora sostituto Antonio Ingoia. A Palermo non c’era più Giovanni Falcone perché nel 1987, dopo il pensionamento di Caponnetto, Falcone era stato fermato nel suo tentativo di diventare procuratore capo a Palermo e la Corte gli preferì, per anzianità, il giudice Antonino Meli.

Gli eventi commemorativi sono organizzati dal comune con l’Associazione Nazionale Magistrati, sottosezione di Marsala: un concerto di musica classica de “Febo’s Quartet” si terrà domenica 19 luglio, alle 18,30, nel chiostro del Convento del Carmine. Preliminarmente vi saranno gli interventi del Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, e del Presidente dell’ANM, sottosezione di Marsala, Francesco Paolo Pizzo.

 

 

 

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