Agenda Monti, cattolici e prospettive elettorali
«Su onestà e capacità c’e un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all'estero, ci siano stati riconoscimenti». Così si è espresso il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, sulla figura di Mario Monti, rispondendo a una domanda sull’articolo del giorno prima dell’Osservatore Romano, a cura del notista politico Marco Bellizzi.
Anche a oltretevere è stato molto apprezzato lo stile felpato della “salita in politica” di Monti. Una nota che è risuonata soave in un tempo in cui, per comunicare e “bucare il video”, gli esperti consigliano di attaccare gli avversari, creare scandalo e usare toni spettacolarizzati. Una salita, invece, che ha marcato la differenza, per dire con coraggio, in tempo di antipolitica, che la politica è qualcosa di nobile, che carica di responsabilità e che conferisce onore a chi la pratica.
Su questo atto comunicativo l’Osservatore Romano si è molto soffermato, prendendo le distanze da quei politici che hanno accolto l’espressione “con ironia, in qualche caso con disprezzo”.
Più esplicito ancora è stato Marco Tarquini, direttore di Avvenire, nel dire che i governi del centro destra sono colpevoli di aver fatto troppo poco e quelli di centrosinistra hanno fatto troppo male, nel senso zapaterista: una vera approvazione per il presidente del consiglio uscente. Almeno così è stata interpretata da molti commentatori politici.
Ma non è solo ai piani alti della gerarchia che si apprezzano le prime uscite del Monti candidato a guidare i partiti che si riconoscono nelle sue idee. Edoardo Patriarca, segretario delle settimane sociali, ha fatto sapere che: «L’Agenda Monti va incontro alle aspettative dei cattolici. Finalmente parliamo di bene comune, di questioni da affrontare perché questo Paese torni a crescere».
Forse neanche ai tempi di Martinazzoli, ultimo segretario della Dc alle elezioni del 1994, si registrava un così largo e diffuso apprezzamento per un politico. Certo alcuni ben informati fanno notare che non vuol dire che il cattolicesimo organizzato in Italia sposi integralmente quello che sarà il contenitore politico di Monti e il suo programma, quando sarà dettagliato.
Il Santo Padre ha chiaramente invitato gli italiani a scegliere «tenendo ben presente la gerarchia dei valori». Così quando i soggetti politici avranno definito il programma, individuato i candidati e sistemato le strategie comunicative, ciascuno potrà liberamente scegliere.
Una critica costruttiva è venuta dall’economista Stefano Zamagni, che ha fatto notare come l’agenda Monti appaia “bella ma senz’anima”, anche perché non ha ancora trovato spazio, tra l’altro, il tema dell’economia civile che è parte della tradizione economica italiana.
Il segretario del Pdl ha evidenziato che «La Chiesa non sponsorizza Monti, ma nella sua ottica universale spinge per l’impegno politico di tutti i cittadini», mentre la presidente del Pd Rosy Bindi ha dichiarato che «Monti è un bene per il Paese, un arricchimento per la vita politica, un’opportunità in più. Ed è positivo perché è un’alternativa forte al berlusconismo, al populismo e anche all’astensionismo».
I sondaggi sull’opinione pubblica indicano che i cattolici praticanti si equiripartiscono tra le varie opzioni di voto, cioè sono proporzionalmente presenti nell’area dell’astensione, nel centrosinistra, come nel centrodestra, nel movimento cinque stelle e nel centro. Ma questo prima che la campagna elettorale cominciasse ad entrare nel vivo. E’ presto per dire come si evolverà il comportamento di voto alle prossime elezioni. Sicuramente una campagna elettorale non gridata e fondata sulle proposte e la credibilità delle persone è indispensabile per consentire a tutti i cittadini di esercitare il loro diritto-dovere al voto.
Per chi scrive, la costruzione dell’unità dei popoli e delle culture europee attraverso meccanismi istituzionali realmente democratici, è la questione fondamentale su cui fin da ora bisogna discutere con molta trasparenza. L’appuntamento con la Storia riguarda oggi questa questione. Come costruire l’incontro tra distinti e differenti è un anelito a cui siamo chiamati a dare una risposta sul piano istituzionale. Una problematica che non riguarda solo il destino dell’Italia e dell’Europa. Ma è il mondo stesso che guarda a come noi europei sappiamo uscire dalla prima crisi dell’era della globalizzazione.
Su questo patrimonio ricevuto dai fondatori dell’Europa, grandi statisti cattolici, ciascuno oggi è chiamato a spendere la sua porzione di eredità ricevuta nella direzione che meglio ritiene. Speriamo di esserne all’altezza.