Africa un’idea di futuro
Èabbastanza sconcertante constatare come, in tutti gli scenari di riorganizzazione delle istituzioni mondiali, dal G8 al G14 al G20, l’Africa sia quasi totalmente assente, se non con la presenza del Sudafrica nel cerchio più ampio del G20. Ciò è ancora più inquietante se si pensa che l’Africa invece è oggetto di crescenti appetiti e mire egemoniche. Oggi le ingerenze e i conflitti in Africa sono di nuovo tipo. Vi si concentrano grandi interessi economici per lo sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo, i temi della sicurezza, come le nuove rotte del terrorismo fondamentalista e del traffico di stupefacenti dall’America Latina e verso l’Europa. Vi si concentrano anche gravi crisi, da quella del Darfur in Sudan, a quella della Somalia, a quella della regione del Nord Kivu in Congo. In Africa c’è anche una notevole percentuale di cosiddetti Stati falliti, per ognuno dei quali però c’è un’altrettanto fallimentare strategia della comunità internazionale. Oggi, dopo l’epoca coloniale, dopo il furto della Storia, l’Africa corre il rischio di un furto di futuro. Le prospettive dell’Africa vengono cioè legate all’evoluzione della domanda mondiale di risorse energetiche, allo sfruttamento dei biocarburanti, all’andamento dei prezzi sul mercato agricolo globale, alle legislazioni e politiche internazionali sulle migrazioni, alle aspettative cupe sui cambiamenti climatici, che colpiscono l’Africa in maniera particolare. Nel dicembre 2007 Europa e Africa si sono in teoria impegnate a costruire un nuovo rapporto strategico per il futuro, basato sul principio di un rapporto tra eguali. Ma forse l’Africa deve saper trovare autonomamente un suo ruolo nel mondo che cambia. Conterebbe di più, ad esempio, se si presentasse con una posizione comune rispetto ai nuovi Paesi energivori dell’Asia o rispetto alle prospettive di sviluppo della produzione alimentare. Se la comunità europea nacque dalla creazione di un pool del carbone e dell’acciaio, l’Africa potrebbe puntare ad una gestione coordinata, oltre che di cibo e acqua, anche di petrolio e canna da zucchero. Se a questo si aggiungesse una volontà più chiara di farsi carico delle operazioni di prevenzione dei conflitti e, in generale, una maggiore responsabilità verso i temi della sicurezza, incluso il terrorismo, allora ci sarebbe una prospettiva interessante per un continente che prende in mano il suo presente e crea le premesse per un suo futuro unitario, pluralista, multi-etnico, tollerante in materia culturale e religiosa. Per contare di più, l’Africa ha urgente bisogno di una nuova sintesi politica.