Africa: futuro di integrazione

Alla vigilia del 7º Vertice dell’Unione africana (Ua) erano pochi i dubbi su quale fosse il tema centrale: i conflitti, dal Corno d’Africa al Sudan e poi, nonostante i negoziati in atto, Costa d’Avorio, Uganda, Repubblica democratica del Congo. Invece le conclusioni dell’incontro di luglio in Gambia mostrano che il futuro dell’Africa non è solo di tragedie. È invece sempre più reale un cammino unitario tra gli Stati del Continente, la graduale integrazione che è il fine dell’Ua. Due decisioni dell’Ua propongono la necessità di governare i conflitti. Ed ecco l’accoglienza della richiesta del segretario generale dell’Onu di prolungare per tutto il 2006 la missione dei 7000 soldati africani che sorvegliano le fragili tregue in un Darfur dove si contano ormai trecentomila morti e oltre 2 milioni tra sfollati e rifugiati. I caschi blu africani suppliranno ad una missione di pace delle Nazioni Unite rifiutata dal governo sudanese, da affiancare a quella già operante nel sud del Paese vigilando sul dopo-conflitto. E poi la questione della Somalia, dopo il prevalere delle cosiddette Corti islamiche nel controllo del territorio. L’Ua ha deciso l’appoggio al governo provvisorio e, allo stesso tempo, un negoziato tra le diverse fazioni presenti in quel Paese, non dimenticando che il Somaliland – da 15 anni proclamatosi sovrano – preme per un riconoscimento della indipendenza: dall’atteggiamento degli Stati africani dipenderà quello dell’intera comunità internazionale. La decisione che però più pesa è il sostegno alla forza di pace che l’Organizzazione degli Stati dell’Africa Orientale vuole inviare nel Corno d’Africa per frenarne la destabilizzazione. Certo in ambedue i casi il costo delle operazioni peserà sulle Nazioni Unite e sull’Unione europea, ma la gestione resta africana: forse un primo passo per una cooperazione che rafforzi la prevenzione e il dopo conflitto, piuttosto che fornire armamenti… Altrettanto importante per il cammino unitario è la nomina degli 11 giudici della Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, attesa dal 1998. Adesso anche l’Africa, come l’Europa e le Americhe, avrà un’apposita Corte per giudicare violazioni dei diritti umani commesse da parte degli Stati. L’intento non sembra quello di moltiplicare le strutture, come dimostra la decisione che consente al Ciad di processare, per crimini contro l’umanità, il suo ex-presidente Hissène Habré. Anche per i popoli dell’Africa matura un percorso di integrazione a tutto campo? Significativa la decisione che ad Addis Abeba, dal 29 al 30 gennaio 2007, l’8º Vertice dell’Ua discuta di sviluppo scientifico e tecnologico.

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