Adulti uniti per aiutare i bambini nei guai
I bambini nei guai si chiamano Cristina, che a scuola prende a sforbiciate i compagni per sfogare la sua rabbia, Elisabetta, piccola nomade che cerca la stabilità di una casa vera, Davide, che viveva in un mondo tutto suo, Angelo, dolce e simpatico, ma con grandi difficoltà comunicazionali a causa della sindrome di Down… Tutti nomi di fantasia, naturalmente, perché dei minori vanno sempre tutelate la privacy e la dignità, anche se vivono in ambienti e in situazioni che le ledono o le minacciano.
Parliamo di bambini che vivono in contesti familiari precari e difficili, se non addirittura estremi, o che sono ricoverati in ospedale, legati alle macchine, senza capelli e senza possibilità di diventare ragazzi. O, ancora, parliamo di bambini chiusi dietro le sbarre. Non hanno commesso nessun reato, loro, ma pagano – vivendo i primi anni della propria vita in una cella – per gli sbagli dei genitori. Parliamo anche degli ultimi degli ultimi: i piccoli rom, ignorati, denigrati, incompresi e disadattati.
Di questi bambini, della rete di adulti che potrebbe toglierli dai guai, si è parlato al “Villaggio per la Terra, vivere insieme la città, Roma in Mariapoli” nel corso della presentazione del libro “Bambini nei guai”, edito da Città Nuova. Presente la curatrice del testo, Patrizia Bertoncello, “maestra di periferia”, e un altro degli autori, il pediatra Riccardo Bosi.
Nel corso dell’incontro, moderato dal giornalista di Città Nuova Giulio Meazzini, si è dunque parlato di bambini nei guai: bambini “invisibili”, in quanto le loro sofferenze spesso sfuggono agli adulti che hanno vicino. Bambini nei guai, afferma Patrizia Bertoncello, vuole parlare dei bambini nella loro globalità e non in maniera settoriale, facendo emergere il loro dolore innocente, ma anche la condizione di crisi del mondo adulto, che non si prende cura adeguatamente delle nuove generazioni.
Ecco dunque il perché del contributo, nel libro, di Antonio Acquaviva, sul dolore dei piccoli, e di quello di Mariano Iavarone, sugli abusi sui minori, nonché i paragrafi sui bambini con sindrome di Down o con altri bisogni specifici e su quelli che vivono situazioni familiari drammatiche, che si riflettono sul loro comportamento, anche a scuola. «Si parla di minori – sottolinea Bosi – non solo d’età, ma anche nella considerazione sociale».
E invece, sottolinea Bertoncello, servirebbe una comunità educante attiva ed efficace che sia composta da adulti che possano star vicino al bambino in difficoltà, ascoltarlo, aiutarlo. «Se un bambino – afferma l’autrice – incontra un adulto significativo può riuscire a superare anche gli stati più penosi che ha vissuto. Noi, come adulti, possiamo fare la differenza, cercando anche di essere delle antenne per trovare le risorse necessarie e metterle insieme. Un insegnante, davanti ad un bambino difficile può essere tentato di dire: Non tocca a me risolvere i problemi della sua famiglia. Invece, può toccare a me, tocca a noi».
Fondamentale anche il ruolo della famiglia, anzi delle famiglie, che in rete, possono aiutarsi. «Alcuni – spiega Marina Zornada Vegliach, vicepresidente di Afn onlus e redattrice del giornalino per bambini in gamba Big, di Città Nuova – pensano che per difendere la famiglia sia necessario alzare delle barriere. Invece, bisogna aiutare queste famiglie a buttare giù le difese che hanno innalzato, per essere invece aperti e accoglienti. Bambini nei guai è un libro che si legge tutto d’un fiato. Le sue storie catturano, ma poi ti invitano a riflettere. Noi – aggiunge –, da anni lavoriamo per aiutare le coppie a superare situazioni di crisi anche gravi e scopriamo, e cerchiamo di far scoprire, il bambino ferito che c’è in uno o in entrambi i membri della coppia. Se riescono ad uscire dal conflitto, i genitori possono cominciare a vedere che i propri bambini sono nei guai…».
Tanti gli interventi che si sono susseguiti nel corso dell’incontro: di Maria Daniela Lonano, psicologa e formatrice genitoriale, Veronica Rosa, assegnista di ricerca del dipartimento di Psicologia dinamica e clinica (La Sapienza, Roma), Paola Aloi, insegnante, della rappresentante dell’associazione “Ancora”, per genitori separati…
L’importante, ha sottolineato Riccardo Bosi, è «prendere sempre sul serio un bambino. Da grande, quel bambino, si ricorderà degli adulti che, quando era piccolo, lo hanno preso sul serio» e magari lo hanno aiutato ad uscire dai guai.
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