Adorare è amare
Quando l’uomo piega le ginocchia, quando i suoi occhi vedono poco o nulla e il cuore si gonfia di gioia, quando sperimenta tutta la sua piccolezza eppure è colto da una bellezza strepitosa… Solo allora egli ha iniziato un’esperienza entusiasmante: adorare il suo Creatore.
È un’avventura antica, evangelica, i primi furono Maria e Giuseppe, poi i pastori, i Magi e così via… Nella storia una scia di uomini e donne inebriati da quella Bellezza semplice, da una grandezza nascosta, da una potenza sconvolgente. Non si usano parole, si vive di battiti e di sguardi, appesi a un filo sottile, lo stupore.
Non si va a sentire una catechesi, si sceglie di ascoltare, ascoltare il Maestro che guarda e seduce, tace e conduce, tocca e rialza. Davanti a quel Pane bianco è il cuore a cambiare per la forza di un irresistibile amore. Non ci sono strategie a segnare il cambiamento, è la Presenza a fare la differenza, quella vissuta dai dodici sulle strade di Galilea.
Questo Dio va seguito, ascoltato, testimoniato… E dove potrà l’uomo di oggi trovare tale coraggio? Soltanto sostando davanti al Cuore eucaristico, lì dove il tempo e il rumore si fermano e si cede il passo al tempo senza tempo.
Flettere le ginocchia, abbassare l’orgoglio, cercare uno sguardo. In questo tempo, chi oserà farlo ancora? Eppure non è come molti sogliono dire e pensare. Il momento che stiamo vivendo nasconde giovani dal cuore in ricerca, interessato, stanco di luoghi comuni. Non c’è nulla da buttare, né da recuperare, ci sono solo giovani da conoscere e a cui far fiutare l’Amore che cercano.
Quando arrivano davanti a quel Volto, sanno fermarsi, si lasciano rigare il viso di lacrime per la gioia della vittoria di una meta raggiunta, cantano e non si vergognano, lodano e non fuggono più. Di loro gli esperti ne hanno piena la bocca per definirli, ma sono poveri i loro cuori poiché li incontrano senza amarli. Li studiano come topi di laboratorio, eppure non li seguono come figli cui additare il futuro.
Li si vede arrivare davanti a Lui, al Maestro sincero, al Medico vero, al fedele Amico e si trasformano giorno dopo giorno con una luce nuova negli occhi, sul viso la serenità, il coraggio nelle scelte. Ma cosa farà questo Signore? Nulla, se non ripetere un copione banale, evangelicamente sconcertante: «Lo vide e lo amò!». Alla scuola dell’adorazione c’è solo da imparare, solo da sorprendersi, da arrendersi. Ogni giovane va, vede e crede, sorride e riparte… Il resto è noia, il resto non serve a nulla.
Abbiamo provato a descrivere unicamente e “banalmente” quanto da diverso tempo vivono i giovani della parrocchia di Sant’Ippolito a piazza Bologna (Roma). Partiti in pochi, come i dodici a Galilea. Anche loro, mentre riponevano gli “ormeggi”, sono stati chiamati, invitati, e il loro immediato “sì” ha dato inizio ad uno stupore che non si può raccontare se non solamente vivere.
Da qui l’invito ai loro coetanei, coinquilini, universitari, giovani lavoratori… per vedere, forse inizialmente incuriositi dalle emozioni suscitate da quei fari colorati. E poi… quel colore colora l’anima, ti porta dentro ad un abbraccio e ad un incontro, con Gesù. All’inizio ci si domanda: ma sono in chiesa o in discoteca? Poco dopo rimangono solo le luci a rammentare quel ricordo, la pace a raccontare quell’istante, il canto ad intonare quella gioia, il silenzio a scrivere la loro nuova storia.
Sono giovani e straordinarie creature. Non ci sono solo quando arrivano occasioni e adorazioni fatte di “animazioni”, continuano ad adorarLo di giorno e di notte in quella cappella che accoglie, al cui bussare apre un uomo e parla Dio: nell’Adorazione perpetua. Questo è solo l’inizio di una cosa che non avrà mai fine perché Lui e loro rimangono il presente e il futuro. È risaputo, quando incontrano Gesù, loro scoprono di avere l’oro dentro.