Addio professore
Non saprai mai quanto ho invidiato la tua sterminata cultura e la tua prodigiosa capacità di mettere in relazione fra loro l’Arte e la Storia, l’alta e la bassa cultura, la tua inesausta curiosità, il supremo talento del saper scoprire l’infinita grandezza dei dettagli.
Ho invidiato il tuo modo di saper gestire un successo planetario senza mai sottometterti ai diktat e alle pose degli intellettuali da prima serata, la tua capacità di guardare il mondo e di raccontarlo in maniera così personale.
Ti ho preferito più nei tuoi Diari minimi e nelle Bustine di minerva, che non ne Il nome della rosa, ma ho sempre riconosciuto in te, oltre allo sterminato talento, quell’understatement e quell’umorismo tutto piemontese che hai saputo preservare fino all’ultimo.
Mancherai a questo mondo imbarbarito che non sa più riconoscere né la vera grandezza, né la vera bellezza; e mancherai a quest’Italietta cialtronesca che ha perso il senso della misura e della vera signorilità. L’uno e l’altra ti ricopriranno di necrologi e d'applausi e poi tireranno diritto, snobbando una volta di più le tue lezioni e le tue verità più urticanti.
A proposito: so bene quanto odiassi gli sproloqui sui social, e suppongo che troveresti insulso o quantomeno pretestuoso anche questo. Ma non m’importa, mi basterebbe che t’arrivasse in qualche modo, insieme a milioni di altri, anche il mio piccolo “grazie”.