Addio a Enrico Vaime, autore e umorista

A 85 anni, il 28 marzo, muore Enrico Vaime, grande autore di radio e tv. Con un tocco umoristico, leggero, graffiante, intelligente.

Ha fatto la storia della televisione italiana, Enrico Vaime, anche se ha fatto tantissima radio e ha scritto un mucchio di libri e commedie musicali per il teatro. É stato un uomo colto e pieno di ironia, di versatile, non sbandierata ma brillante intelligenza. Le ha vissute plasmandole in una forma personale di graffiante garbo, di educato, non cattivo, dissacrante sì, umorismo. Al punto che leggendo i suoi pensieri, le sue riflessioni disincantate e sagaci, a volte veri e propri aforismi, sparse nelle sua pagine o citate qua e lá negli articoli su di lui di questi giorni, si sorride con facilità. Del resto come maestri, per sua stessa ammissione, ha avuto gente del calibro di Ennio Flaiano e Cesare Zavattini: giganti alla cui lezione Vaime ha associato una personalità vivace, acuta, canalizzata, dalla fine degli anni Sessanta, dentro una televisione italiana che camminava non da molto, da una quindicina d’anni, ma con facilità ed entusiasmo. Era la stagione dei grandi varietà e del sabato sera, sorretta da eccellenti professionalità tra cui la sua.

É stato autore, principalmente, Enrico Vaime da Perugia, anno di nascita 1936, mente e penna dietro le quinte di trasmissioni storiche come Canzonissima (quella del 1968), Quelli della domenica (stesso anno), Tante scuse (anno 1974) e molte altre, centinaia. Poi col tempo gli è capitato di stare anche davanti: negli anni 2000 a LA7, prima a condurre un programma sulla storia del costume italiano del dopoguerra, Anni Luce, fatto di interviste, spezzoni di film e repertori dell’archivio Luce; fatto anche della sua inventiva tra una riga e l’altra dei copioni, della battuta tagliente, della sua voce rotonda, ferma, di una serietà giocosa, mai cupa, severa. E poi come opinionista ad Omnibus e altrove, prima dell’avventura in Rai con S’è fatta notte, dove, dal 2012, faceva il cameriere di un bar che accoglieva un’ospite arrivato insieme a Maurizio Costanzo, quando il locale, alla fine di una lunga giornata, stava per chiudere. La prima puntata fu con Fiorello e già lí nascevano gag, perché Enrico «indovinava la battuta disarmante anche davanti ad un fatto clamoroso», ha detto di lui Costanzo, commentando con tristezza la scomparsa del compagno di viaggio, domenica 28 marzo, all’età di ottantacinque anni. Erano amici, come Vaime lo fu di Pippo Baudo e di Italo Terzoli, tra i tanti, col quale fece coppia fissa per decenni, così come lavorò con Marcello Marchesi e scrisse i testi per Walter Chiari, Paolo Panelli, Paolo Villaggio, ma la lista sarebbe lunga, con una quantità enorme di lavori firmati, comprese le commedie (di grande successo) come Bravo o Beati voi per Enrico Montesano.

Un sacco di cose, materiale oggi prezioso per studiare e conservare quel mezzo secolo importante, delicato, fondamentale, e se il viso ampio di Enrico Vaime, coi suoi immancabili occhiali, era meno noto rispetto a quello dei grandi nomi, conduttori o comici italiani del secondo Novecento, la sua voce era familiare a tanti già dal 1979, con la trasmissione radiofonica Black Out, scritta con Luciano Salce, il citato Terzoli e con uno spazio dedicato a un giovane imitatore di nome Fabio Fazio. Ironia anche lá, dentro un contenitore ancora oggi vivo, tra i più longevi della storia della radio italiana. Con la firma, graffiante, leggera, di Enrico Vaime.

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