Addio a Wangari Maathai

Si è spenta in Kenya la fondatrice del Green Belt Movement, prima donna africana a ricevere il Nobel per la pace
maathai

Oltre 40 milioni di alberi piantati e più di 30 mila donne formate per la silvicoltura: può essere così riassunto il bilancio dei 71 anni di vita della keniota Wangari Maathai, fondatrice nel 1977 del Green Belt Movement (movimento cintura verde). Come lei stessa affermò nel ricevere il Nobel per la pace, che le fu assegnato nel 2004, fu proprio il vedere sin dall’infanzia come la sua terra veniva deforestata per far posto alle piantagioni a motivarla nell’impegno civile: impegno che dalle istanze ambientaliste si estese al campo più vasto della politica, della pace e dei diritti umani, perché «la gestione responsabile dell’ambiente non è possibile senza la pace e la democrazia». Così «l’albero è diventato un simbolo in Kenya di questa lotta, incoraggiando i cittadini a contrastare la corruzione, gli abusi di potere e quelli ambientali».

 

Professoressa di veterinaria all’università di Nairobi – anche in questo caso una pioniera, in quanto prima donna ad ottenere l’incarico – la Maathai aveva lavorato anche nel Consiglio nazionale delle donne del Kenya, divenendone la presidentessa nel 1987. Membro del Parlamento, fu assistente al ministro per l’Ambiente e le risorse naturali dal 2003 al 2005.

 

La Maathai è morta a Nairobi il 25 settembre dopo una lunga battaglia contro il cancro. Ma l’opera da lei creata – e per la quale ha pagato personalmente con violenze ed intimidazioni ricevute – prosegue: le iniziative del movimento da lei fondato sono diffuse in diversi Stati africani, dando lavoro a migliaia di donne (definite “guardaboschi senza diploma”) e contribuendo alla sensibilizzazione in tema di salvaguardia ambientale.

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