Acqua senza forma
Per commemorare l’ottantesimo anniversario del compleanno di Bruce Lee, le Poste di Hong Kong avevano emesso un set speciale di francobolli, dal tema «L’eredità di Bruce Lee nel mondo delle arti marziali». La collezione comprende sei dei suoi iconici look dei film di Kung fu, «Brother Tangshan», «Jing Wumen», «Il Drago che attraversa il Fiume» e «Il Gioco della Morte». Il suo pensiero filosofico e il Jeet Kune Do sono l’ispirazione per il design.
Bruce Lee nasce il 27 novembre 1940, nella China Town du San Francisco. Il padre Lee Hoi Chuen, attore assai conosciuto a Hong Kong, è in tournée in America, seguito dalla moglie Grace, di origine tedesca e di tradizione cattolica. I due, nostalgici e desiderosi di tornare in Cina senza dover più viaggiare, chiamano il piccolo Lee Jun Fan, che in cinese significa proprio «colui che torna».
Fin dalle scuole elementari e successivamente al liceo di Hong Kong Lee Jun Fan partecipa a parecchi film, svelando un gran talento da showman.
A 19 anni, con in tasca 100 dollari, parte per Seattle (Usa). Lavora come cameriere in un ristorante e completa gli studi liceali all’Edison Tecnical School. In seguito, ottiene la laurea e la specializzazione in Filosofia alla Washington University.
Sposa Linda Emery nel 1964 e da quel momento inizia a viaggiare continuamente dagli Usa a Hong Kong come attore di film e sceneggiati televisivi. Contemporaneamente insegna arti marziali nei garage e in vari locali messi a disposizione dagli amici, e infine riesce ad acquistare palestre a proprio nome. Introduce una moltitudine di persone alla conoscenza del Kung fu, e tra i suoi discepoli vanta alcune celebrità.
Bruce Lee scompare a Hong Kong il 20 luglio 1973 lasciando il mondo attonito. Le cause della sua morte all’età di 32 anni non sono mai state chiarite per i ritardi e la rapidità con cui poi il caso è stato chiuso.
Ovviamente l’eredità più nota di Bruce Lee sono i suoi film. Ma la leggenda delle sue arti marziali ha evoluto un modo unico di combattere, chiamato Jeet Kune Do, un termine cantonese che si traduce in «la via del pugno che si ferma» o più poeticamente, «la via del pugno che intercetta». I suoi film, prodotti a Hong Kong e a Hollywood, portarono in Occidente un nuovo livello di popolarità, di gradimento e di interesse per questo tipo di discipline.
Da secoli esistono molti stili distinti di combattimento cinese: Tai Chi e Wing Chun per citarne alcuni dei più famosi. Le scuole di arti marziali hanno regole e tradizioni che non potevano essere infrante. Gli artisti marziali aderivano fermamente alle tecniche del loro stile scelto, ma secondo Bruce Lee «questo sistema rischia di diventare più importante dell’uomo stesso». Per lui una sola scuola di combattimento è troppo rigida e quindi limitante. Lui ha sempre rifiutato in generale di attenersi a un’unica tecnica e ha cercato invece di mescolare gli stili; voleva che i suoi allievi si adattassero continuamente durante la lotta, realizzando il proprio stile di combattimento, – idea riassunta nella sua filosofia: «be water – essere l’acqua».
Infatti il Jeet Kune Do favorisce l’assenza di forma in modo che possa assumere tutte le forme, e poiché il Jeet Kune Do non ha stile, può adattarsi a tutti gli stili. Di conseguenza, Jeet Kune Do utilizza tutti i modi e non è vincolato da nessuno, e allo stesso tempo usa qualsiasi tecnica o mezzo che serva al suo fine. Non solo, ma l’esercitazione afferma di coltivare reazioni fulminee e la capacità di leggere in anticipo quasi la mente degli avversari, mentre risulta imprevedibile per il rivale mettere a segno la prossima mossa.
Si dice spesso che la boxe sia più efficace in una reale rissa di strada rispetto al Kung Fu, perché ha un potere di danno diretto. Bruce Lee invece era interessato all’agile gioco di gambe dei pugili occidentali e ai loro pugni, come si può vedere nelle sequenze di scontri dei suoi film, in cui raramente smette di muoversi. Ha enfatizzato al massimo il lavoro dei piedi.
Un altro sport che ha giocato anche un ruolo importante nell’elaborazione del Jeet Kune Do è la scherma. Dalla scherma ha iniziato osservando il gioco di gambe, la portata e il tempismo del colpo di arresto e della risposta, entrambe tecniche che incontrano attacchi e difese con mosse preventive.
Sebbene il Jeet Kune Do sia stato creato per il combattimento, aveva in fondo una connotazione filosofica. «Jeet Kune Do è una illuminazione, è uno stile di vita, un movimento verso la forza di volontà e il controllo», ha scritto Bruce Lee.
Hong Kong ha una forte pretesa di essere il luogo di nascita delle moderne arti marziali miste. Bruce Lee è stato uno di questi precursori. L’enfasi di Bruce Lee sull’utilizzo di tecniche vantaggiose in una rissa nella vita reale si sovrappone ai metodi di allenamento.
Jeet Kune Do non può essere paragonato a nessun altro stile perché non è una raccolta di tecniche o movimenti. Il suo principio fondamentale è eliminare ciò che non funziona e utilizzare tutto ciò che funziona. Questo debutto continua ad avere un’influenza sugli atleti di arti marziali fino ad oggi. La sua filosofia ha buttato via i vecchi modelli irrigiditi, limitazioni e restrizioni e ha invitato il mondo a venire a giocare con fantasia e creatività.
La famosa dimostrazione di Bruce Lee all’Auditorium Municipale di Long Beach, durante l’inaugurazione dei Campionati Internazionali di Karate nel 1964, è vista come l’inizio della sua impennata alla fama di superstar nelle arti marziali, e come l’inizio dell’ascesa di questo sport nel mainstream. La velocità e la potenza abbaglianti messe in mostra dall’allora sconosciuto Hong Kong-americano erano diverse da qualsiasi altra cosa vista negli Stati Uniti, e il torneo divenne immediatamente un punto fermo del mondo delle arti marziali. Oggi, i combattenti di arti marziali misti non si preoccupano se una mossa specifica corrisponde a discipline o stili classici. Usano qualsiasi metodo con cui vogliono esprimersi e che porti loro efficacia.
Tuttavia, Bruce Lee non può essere considerato strettamente un combattente, un maestro di Kung fu, ma molto di più.
Nel 2018 ho avuto l’occasione di visitare il Hong Kong Heritage Museum dove si tiene la mostra «Bruce Lee: Kung Fu,·Art,·Life». Sarà prolungata fino al 2026. Come per tutti i giovani della generazione ’60-70, Bruce Lee naturalmente è anche fra i miei idoli. Leggendo dei pezzi preziosi e significativi della sua vita come le pagelle delle scuole che frequentava, i certificati che lui ha firmato per suoi allevi, i suoi manoscritti e grafica, i manuali di addestramento, i libri sulla filosofia del Tao dell’arte marziale e tanti altri oggetti, scopro, anzi incontro un uomo profondamente colto, idealista ma pragmatico, un amante della vita, della bellezza, della poesia e del talento. Ma ciò che mi ha impressionato di più sono le foto con la sua famiglia, le tante lettere che scrisse alla moglie vivendo fra gli Usa e Hong Kong, per guadagnare il pane prima di diventare famoso. E soprattutto per il sogno e la premura di diffondere in modo intransigente senza compromesso lo spirito di Kung Fu cinese.
Davvero Bruce Lee è un eroe leggendario, ma in fondo resta un uomo libero, un uomo di grande umanità!