Acqua in Liguria, situazione in chiaroscuro
Mentre in molte città della penisola la provvigione dell’acqua inizia a creare seri problemi per il fabbisogno quotidiano, a Genova questo pericolo al momento pare scongiurato. Genova è considerata tra le città “virtuose”, dopo Milano che disperde il 16,7 per cento, Aosta il 24,5, Bolzano il 26,5. La dispersione dell’acquedotto di Genova è del 27,4 per cento: in parole più chiare, significa che quasi un terzo dell’acqua immessa nella rete idrica non arriva a destinazione e va sprecata per strada. E che si perda per strada è evidente a tutti, se si pensa che solo nel 2016 sono più che raddoppiate le rotture di grandi tubi dell’acquedotto di Genova. E a preoccupare sono proprio le sempre più frequenti rotture dei grandi tubi, le condotte da 400, 600 e quelle da 800 centimetri di diametro.
Ma la rete di interconnessione pare abbastanza stabile e al momento l’asta non si è avvicinata troppo alla spia della riserva, anche se la siccità si fa sentire soprattutto per gli agricoltori. «L’invaso del Brugneto è a quota 18,200 milioni di metri cubi — spiega Enrico Pignone, consigliere delegato uscente all’Ambiente della Città Metropolitana — , la stessa dell’anno scorso quando non c’era questa situazione di emergenza. Abbiamo dato i primi 2,5 milioni di metri cubi a Piacenza, stiamo per fornire gli ultimi 1,5. Nella calda estate del 2003 il Brugneto era a 12 milioni, quindi abbiamo scorte per superare tranquillamente agosto e arrivare all’autunno. In media, abbiamo un volume disponibile di 36 milioni di metri cubi. Con il caldo in un mese se ne va circa il 30 per cento in più, ma ne entrano circa 10 milioni».
Ma preoccupano, e non poco, le continue tubature che saltano. Basti pensare che solo nel mese di luglio si sono rotti 18 tubazioni: due di grande diametro, 300 mm, in via Montaldo e via Borzoli, poi 9 tra 100 e 300 e 7 inferiori a 100. È una rete vecchia, che ha bisogno di essere sostituita e abbastanza in fretta. La forniture dell’acqua alla famiglie è garantito da una rete composta da 103 pozzi, 673 sorgenti, 76 captazioni superficiali. I laghi del Gorzente, Badana, Lungo e Lavezze erogano 25 milioni di metri cubi d’acqua; l’invaso artificiale della Busalletta, la seconda fonte di approvvigionamento dell’acquedotto Nicolay dopo la presa sullo Scrivia, ha una capacità di 4,5 milioni; quello del Val Noci di 3,3; mentre sono ben 63 i corsi d’acqua che portano 10 milioni annui alle prese di Bisagno, Scrivia, Leira e Cerusa. In piena città le acque subalveo finiscono in 46 pozzi: scorrono in via Trebisonda (100 litri al secondo) e piazza Giusti (360), proprio sotto i nostri piedi. Iren immette in rete 90/95 milioni di metri cubi attraverso una rete di distribuzione di 2611 km su una superficie di 1256 km quadrati.
Non proprio rosea invece pare sia la situazione a Imperia, dove si vive un pre-allarme sia per le riserve di acqua ad uso potabile che per l’agricoltura. Da gennaio a oggi in Riviera sono scesi soltanto 150 millimetri di pioggia, rispetto ai 400 che costituiscono la media del periodo, mentre a livello annuale ci si è attestati ormai sui 700 (altro dato in calo a confronto con i decenni scorsi). Segnali di crisi idrica arrivano già dalle zone collinari e montane, servite per lo più da acquedotti locali che attingono da falde superficiali. Questo vale sia per l’uso potabile che per quello irriguo.